SONO QUELLO CHE SONO
Sentitelo il maglio che batte
Nel cavo delle ossa è lenta, più lenta
S’acqueta l’ora dei sensi.
Bugiardi necrologi risparmiatemi
Dai palmizi che sbatacchiano inchini
Al mio tragitto.
Se non avete giochi di rovere
Mi bastano gli sterpi di una fronda.
Mi strazia quel ciarlare convenuto
E darmi, forde, il gusto di essere vivo.
Sono quello che sono, pagherò il pedaggio.
I morti vedranno il sonno che mi colse.
Parleranno i silenzi,
è venuto, diranno, da contrade sue,
fece baratto al fuoco dei sarmenti
tra il pane del compagno al piano terra
e il suo più bianco.
Il giramondo vi darà la prova
Di chi inciampando martellò l’estate
Per il riso di una balza in pasto ai venti
ENZO CONTILLO
Tratto dalla Rivista Incontro Anno 1973 edita dall’Associazione Romana Santagatesi