IL CULTO PER LA " MADONNA DI PUGLIA " NELLA STORIA E NELLA PIETA' POPOLARE SANTAGATESE
La devozione verso la Vergine Incoronata, che i santagatesi chiamavano “la Marònna re la Puglia”, a Sant’Agata certamente è secolare. Iconograficamente è attestata dal XVII secolo dalla tela che stava sull’altare dell’Incoronata nella navata destra (per chi entra) della chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, dopo il cappellone di S. Biagio. L’altare, distrutto dal terremoto del 1930, che fece crollare gran parte del sacro edificio, non fu più ricostruito e la tela fu collocata nella cappella della Madonna di Pompei. Essa raffigura la Vergine Incoronata, assisa su un albero di quercia. La incoronano con triplice corona due angeli, mentre un altro, alla Sua destra, versa dell’olio in un recipiente a ricordo dell’olio benedetto che si offre ai pellegrini e del paiolo che Strazzacappa riempì per farne una lampada. Ai piedi della quercia sono S. Lucia e S. Agata, due martiri siciliane molto venerate dalla comunità santagatese. S. Agata ne è la patrona.La devozione è confermata dalla presenza nella chiesa della SS.ma Annunziata di una cappella con altare in pietra rossa del Calaggio dedicata all’Incoronata. Sull’altare era collocata una tela che rappresentava la Vergine Incoronata, tela presente fino alla fine del 1800. Cappella ed altare, che erano dotati di preziosi arredi per il culto e di molti beni immobili, furono fondati il 7 ottobre 1688 dalla famiglia Peronta, e passarono per eredità al dott. Giacinto Volpe.Questo jus patronato fu contestato dal clero santagatese per due secoli. Per ricomporre la pace la confraternita dell’Immacolata, che aveva sede nella chiesa dell’Annunziata, si rivolse alla Curia vescovile di Bovino. Il canonico Gennaro Santoro decretò che l’altare e la cappella dell’Incoronata, ch’erano nella chiesa dell’Annunziata, erano di jus patronato di don Giacinto Volpe ed eredi.Alla congregazione dell’Immacolata veniva riconosciuto il diritto di collocare in un’altra cappella la statua della Vergine benedetta e adorata dai fedeli fin dall’aprile 1862, ed approvata dai superiori rite et recte.Veniva interdetta qualsiasi altra statua sotto il titolo dell’Incoronata e sarebbe stato sospeso a divinis il sacerdote che avesse osato benedirla con altro pretesto.Il decreto fu esposto sulla porta della sacrestia della chiesa dell’Annunziata il 22 luglio 1863.Nel 1864 la congrega dell’Immacolata, i fratelli Giacinto ed Alfonso Volpe, gli arcipreti don Giovanni Rocco Carrillo e Nicola Morese, il vice priore della congrega, Vincenzo Iuspa e il padre spirituale don Luigi Longo vennero ad un accordo: si sostituiva il quadro, ormai logoro, con la statua della Vergine, già oggetto di culto, e solo quella statua doveva essere portata in processione ogni anno la domenica successiva al giorno della festa. Era, secondo la memoria di qualcuno, una Madonna Incoronata dal volto bruno.Da un inventario del 1915 risulta che in tale anno nella chiesa dell’Annunziata c’erano ancora cappella ed altare dell’Incoronata. Forse non si ricostruirono più in seguito al rifacimento della chiesa per il terremoto del 1930.Anche nella chiesa matrice di S. Nicola il culto era praticato come si può desumere dalla presenza nel Museo parrocchiale di una tela raffigurante l’Incoronata, opera del pittore santagatese Donato Rinaldi. Culto introdotto nel secolo scorso, e non prima, come si può evincere dalle Visite pastorali.Nella chiesa di S. Maria delle Grazie, ove attualmente è praticato, uno degli altari a sinistra era dedicato all’Incoronata già dall’800, e lo attesta l’Agnelli.Intanto è certo che la chiesa, finché fu tenuta dai Padri benedettini di Montevergine, non aveva quest’altare, come documenta l’inventario della soppressione del 1807, quando sull’altare maggiore era esposta alla venerazione dei fedeli il simulacro della Madonna di Montevergine, che ora non c’è più.I Benedettini lasciarono chiesa e monastero nel 1807. Per tenere aperta al culto la chiesa in un rione molto popolato, qual era quello delle Grazie, essa fu affidata alla confraternita dell’Immacolata, che aveva sede nella chiesa dell’Annunziata e che era sostenitrice, come abbiamo avuto modo di dire prima, del culto dell’Incoronata in quella chiesa, ed alla quale era affidata la statua da portare in processione dal 1862. La confraternita dell’Immacolata tenne la chiesa della Madonna delle Grazie fino agli anni Cinquanta del 1800, quando si costituì la confraternita della Vergine della Grazie che provvide a restaurarla, a tenerla aperta al culto, a rilanciare culti praticati e introdurne nuovi, facendo di questa antica chiesa un luogo di forte richiamo mariano. Infatti ancora vi si pratica il culto della Madonna della Consolazione, della Madonna delle Grazie, dell’Incoronata.Il culto dell’Incoronata nella chiesa della Madonna delle Grazie, quindi, può essere stato introdotto dalla confraternita dell’Immacolata, sostenuto poi dal sodalizio della Madonna delle Grazie e, dai primi decenni del ‘900 in particolare, da un devoto che dotò l’altare di una statua della Vergine e ne propagò il culto.Ciò si spiega anche alla luce di un miracolo.
Nella notte del 24 giugno 1891 il signor Luparelli Nicola era in campagna con tutta la sua famiglia, compresi i figli in tenera età. Dormivano tutti in una casa presso cui era una meta di paglia. Il Luparelli vide in sogno la Madonna Incoronata, sulla quercia, così com’è il venerato simulacro. Si svegliò. Fumo e fiamme, provenienti dalla paglia, stavano divorando l’abituro ed erano in pericolo di vita genitori e bambini. Questi erano già intossicati dal fumo. In tempo riuscirono tutti a salvarsi: la Madonna li aveva miracolati. Il figlio di Luparelli Nicola, Domenico Antonio, volle sciogliere il voto del padre ed esprimere la gratitudine della sua famiglia alla Madonna Incoronata facendo realizzare una statua della Vergine in cartapesta da esporre all’adorazione dei fedeli nella chiesa di S. Maria delle Grazie. Vendette tutto il corredo di rame, che allora era un patrimonio per la famiglia, per poter far fronte alle spese, e si assunse gli oneri del culto e della festa, che veniva celebrata l’ultimo sabato di aprile con novena, S. Messa, predicatore per il panegirico, processione, banda. La S. Messa era celebrata alle ore 10, da tre, quattro ed anche cinque sacerdoti. L’altare veniva ricoperto con preziosissime tovaglie ricamate a mano (la “ricamatrice” era suor Angela Luparella delle Suore Missionarie Zelatrici del S. Cuore), addobbato con cera, fiori, luci. Successivamente la festa si è portata all’ultima domenica di aprile, per dare la possibilità ai fedeli santagatesi di partecipare alle funzioni che si svolgono il sabato in onore della Vergine presso il Santuario, e la processione si è tenuta non più di mattina ma di pomeriggio.I componenti la famiglia Luparella portavano a spalla la statua i processione, le loro bambine vestite di bianco con il vestito della Prima comunione andavano avanti per raccogliere le offerte.La devozione è stata sostenuta dalle nipoti di Luparella Domenico Antonio, le sorelle Maria Domenica sposata Carrillo, morta novantacinquenne, cinque anni fa, e Giuseppina, sposata Fabiano.Nel 1964 il vescovo di Bovino impose alla famiglia di sostituite la statua in cartapesta con una in legno. La nuova statua fu fatta scolpire a devozione delle sorelle Luparella da un artista di Ortisei, e benedetta da don Domenico Fierro, parroco della chiesa parrocchiale di S. Angelo. La vecchia statua in cartapesta che subì il furto degli angeli venticinque anni fa circa, è ora custodita in una teca di vetro donata dal Comitato Pro Incoronata. All’adorazione dei fedeli è la statua lignea, posta in una nicchia ricostruita da Gennaro Fabiano sull’altare a sinistra di chi entra in chiesa. Anche questo simulacro ha subito due furti sacrileghi, quello della triplice corona di argento (ora ne ha una di rame indorato), di collane di oro e di una in argento del peso di circa un chilogrammo.Dora Donofrio Del Vecchio(Confraternita di S. Antonio e della SS.ma Annunziata)