La mia fanciullezza in un paese agricolo pugliese
Nel mio paese vissi coi campieri;
li vidi a schiere risalire al monte
si barde o selle, su calessi e carri,
pellegrinaggio immenso che ogni sera
brusiva serpeggiando sui pendii.
Mio padre cavalcava da Giannuzzi
Sempre la stessa mula, la più vecchia:
bisaccia a barda, ai fianchi della bestia
una salma di paglia; ed era un nume.
Se ne tornava impavido, pascendo
All’orlo dei tratturi la sua mula.
La frusta? No ! Così mio padre a notte
tornava, ultimo a casa, dei campieri.
Deserti sono gli umili sentieri,
né ronzano nitriti di cavalli;
né la sera il pio pellegrinaggio
si snoda lento pei drupi.
Nei tempi dell’infanzia mia, dal Trenta
Al Trentanove, io vissi il mondo antico;
ma subito crollò; dalle rovine
emerse, della guerra, il mondo nuovo
MONDO NUOVO
Non sale agricoltore più il monte
A dorso di cavallo o su un calesse.
Morirono gli antichi. I loro figli
Da cavalieri divennero autisti,
trasformarono le stalle in officine.
Calessi? Carri? Barde? Selle? Briglie?
Scomparvero i bardai, i maniscalchi.
Spuntarono elettrauti e macchinisti;
partirono pastori e agricoltori.
Li trascinò la forza del progresso,
ed essi andarono via come uccelli
che emigrano d’autunno o primavera,
rilassandosi al vento che li spinge.
Allora avevo venti anni, ed il mondo
Cambiò la rotta in corsa all’avvenire.
Anch’io cambiai la rotta! Il vento forte
Spinge le foglie, se li portava via
ESODO DALLE CAMPAGNE
L’antica carreggiata, solitaria,
fatta ora un torrentello che straripa,
agonizzando chiede un po di breccia
che colmi l’alveo serpeggiante e i botri.
Ricorda quelle lunhe carovane
D’asini e muli, di cavalli e stacche,
il lento calpestio squillava in aria
come infinito scampanio di chiese
Medita? Prega? Pinge?
Gli antichi sono morti ; ed i moderni
li vede andar via, ad uno a uno uno a uno
in corsa folle verso la città
Prof.Gerardo Maruotti
Dal libro Canti Dauni