22/07/2018
STORIE DIALETTALI SCRITTE DA GIOVANNI CASTELLO : LA PASTA MBUCHÈTA
di MaestroCastello

Un tempo la pasta, scrupolosamente “fatta a mano”, era il piatto unico giornaliero nella casa santagatese, a pranzo e a cena.
Se ne cucinava tanta, in quanto rappresentava una riserva disponibile nella giornata e soprattutto per la sera: ”Muséra vène ra qqua “, ripeteva la donna a chi tentava di dirle che stava esagerando nel calarne tanta.
Arrivata che era la sera, la sentivi ripetere :“mbóchete nu pòche re pasta r’ammiézzejiuórne! “, a chiunque di casa accampasse pretese di chissà quale altro munù. Tuttalpiù, se c’era disponibilità, poteva dire “se nò, céchete n’uóve!” (altrimenti cucinati un uovo all’occhio di bue).
A me la pasta ripassata in padella piaceva tanto, perché, a lungo riposata; era più saporita. Oggi è divenuto di moda ripassare la pastasciutta in padella.
Le qualità di pasta giornaliera fatta a mano sulle nostre tavole erano fusilli (fusirre), orecchiette (arecchietèlle), tagliatelle (tagliariérre), lasagne (lahene), tagliolini (tagliuline) e tant’altre varietà che al momento non mi sovvengono.
Comunque, quella della “pasta mbuchèta”, più che una moda; era una necessità dei tempi e una salvata per le nostre donne che dovevano fare i salti mortali per combinare insieme il pranzo con la cena.
E pensare che oggi tanto cibo si butta!
Buona vita.