Sorgeva il secolo XX ed il Santo Padre Leone XIII volle consacrarlo a Gesù Cristo Redentore.
All’appello del Papa rispose il mondo cattolico e per l’Italia furono scelti diciannove alti monti, sui i quali dovevano elevarsi diciannove monumenti, ricordando i diciannove secoli della Redenzione.
Ma il bisogno di pubblica fede non si contenne e tra le grandi e piccole città, tra i paesi che avevano un monte vicino, nacque una gara, e il segno della Redenzione, in modi e segni diversi, apparve anche sopra altri monti.
Sant’Agata di Puglia non si tenne indietro: essa che aveva innalzato Chiese e Istituti religiosi, volle avere anche il segno della Croce redentrice del nuovo secolo.
Il Parroco-Arciprete della Chiesa Matrice di San Nicola Mons. Giuseppe Danza ed il Prof. Don Lorenzo Agnelli raccolsero l'obolo della fede, e la monumentale Croce sorse sopra il monte ad est del paese, che da essa fu poi battezzato “Monte della Croce”.
Riportiamo qui di seguito l’appello fatto dal Parroco-arciprete Mons. Giuseppe Danza al popolo santagatese.
“Cittadini,
Tenere sempre presente del vostro bene, in quest’anno, in cui tutto il mondo cattolico è in entusiasmo a fin di rendere un omaggio al redentore degli uomini, in quest’anno mancherei al mio dovere di Parroco, se in mezzo a mille voci, che si sono levate per onorare Gesù Cristo, non alzassi anche la mia; che anzi le mie parole hanno la precipua spinta, direi quasi, la ispirazione dall’esempio del grande Pontefice Leone XIII, che ha voluto sapientemente preparare il secolo XX con la sua santificazione di quest’ultimo anno del secolo XIX. Se la proposta che vi presento è indegna di voi, respingetela; ma prima di respingerla, esaminatela, nell’esame vi accompagni un doppio amore: l’amore di Religione e l’amore di Patria.
Qual è dunque la mia proposta?
Cittadini,
La mia proposta un giorno vi si fece nota dal pergamo; oggi la pubblico stampata, affinchè sia a conoscenza di tutti e si consideri meglio da tutti.
Tutti lo sanno: il dominio sui secoli appartiene a Dio; Egli li creò, li governa Egli solo. E poiché le opere fatte dalla sua mano onnipotente furon tutte fatte per la sua glorificazione, il programma d’ogni secolo dovrebbe consistere in queste due parole: Gloria a Dio. Senonchè questo programma talvolta non si è eseguito per intero e talvolta si è empiamente lacerato.
Tra i secoli ribelli quello forse che più si segnala è questo secolo, ch’è presso al tramonto, il secolo decimonono. Ma viva a Dio! La ribellione non ha trionfato mai, è stata sconfitta in ogni secolo: la stessa sorte sta per toccare a questo secolo XIX. Guardate alla sua agonia; tutto accenna, che anch’esso stia per scendere nella tomba debellato e vinto.
Colui che ha vinto sempre, che vince e vincerà sempre è Gesù Cristo. Il vessillo de’ suoi trionfi, che sono la gloria della Chiesa, la gloria della società e dell’umanità tutta, questo vessillo glorioso è la Croce.
Essa è il fondamento della nostra fede, la sorgente della grazia, la vita del benessere sociale; essa è il mistico ponte su cui l’umanità è passata dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla barbarie alla civiltà. Essa… Qual meraviglia che i credenti del mondo le s’inchinano con reverenza, con trasporto la salutano, e vedendo per essa glorioso il passato, guardano nell’avvenire e sperano?
Si sperano, perché la Religione e la Patria è vero sono le due luci più belle del pensiero, sono le due corde più armoniose dell’arpa del cuore, ma quando? Quando la Religione e la Patria sono ad un tempo i due anelli che formano la stessa catena, quando l’una non è separata dall’altra.
La separazione è la morte d’entrambe, perché Religione senza Patria è fanatismo: Patria senza Religione è menzogna. Il punto di unione è Gesù Cristo e le ali della sua Croce sono quelle che le congiungono insieme e le additano ai popoli della terra.
A ben onde adunque gli abitanti specialmente d’Italia memori de’ benefici ricevuti da Gesù Cristo, tutti fiducia nei benefici che potranno ricevere da Gesù Cristo, vogliono che il secolo, il quale è già alle porte, il secolo ventesimo, sia a Lui in modo speciale consacrato. A ben onde fanno a gara per ergergli de’ monumenti sulle cime de’ loro monti. Scopo nobilissimo! La consacrazione a Gesù Cristo del nuovo secolo è riparazione agli oltraggi fatti a lui nel secolo che muore: i monumenti che s’innalzano sui monti serviranno per dire a tutti: Non abbassate gli occhi alla terra, sollevateli ai monti, a Gesù Cristo. Da Lui solo la vittoria sui nemici, da Lui solo la gloria della Religione, da Lui solo la grandezza della Patria.
Cittadini,
Ebbene la gratitudine a questo divin Redentore, che d’unita alle catene degli abissi infranse i ceppi de’ despoti del mondo, che con la libertà de’ figliuoli di dio ci diede la vera libertà sociale; questa gratitudine c’impone a non rimanerci estranei a questo movimento religioso, destatosi in tutte le parti della nostra penisola. Muoviamoci anche noi, la fiaccola della fede è ancora viva in mezzo a noi, vivo è ancora l’amor di patria, vivissimo l’amor di noi. Muoviamoci: un popolo apatico non ha diritto al rispetto altrui, un popolo inoperoso è condannato a morire, un popolo sconoscente è la negazione d’ogni popolo.
Muoviamoci. In che modo?
Anche noi abbiamo un monte. Gli altri elevano grandi monumenti sui loro monti, noi eleviamo almeno un piccolo segno sul monte nostro. Gli altri vi spendono ingenti somme, fanno immensi sacrifici, a noi non rincresca di concorrere con un obolo qualunque. Lo scopo ci metterà a livello degli altri, il render cioè un tributo di ossequi, tributo di amore.
Questo segno da elevarsi sul nostro monte sia quello, ch’è caro a tutti, che affratella i popoli tutti, che compendia i benefici tutti, largiti all’uomo dal Cristo Redentore, la Croce. Questa Croce, facendoci solidali agli altri abitanti d’Italia, dirà a tutti che anche nelle nostre vene scorre sangue italiano e cattolico. Tutti dobbiamo prender parte allo innalzamento di questa Croce. Quel monte appartiene a tutti i Santagatesi, dunque la Croce da collocarsi sopra la sua vetta, dev’essere l’offerta di tutt’i Santagatesi. Sia tenue od abbondante l’obolo, non importa, purchè si dica che il paese tutto, come un solo uomo, è concorso all’opera, che riguarda tutti.
Questa Croce consacrando il nostro monte, nella sua consacrazione gli darà un nome, che sinora non ha avuto e si chiamerà il monte della Croce.
Oh Croce benedetta! Da quella cima guarderà le nostre campagne e le proteggerà dai nembi. La guarderà il contadino, quando si avvierà al lavoro, quando suderà durante il lavoro, quando la sera farà ritorno dal lavoro e bacerà rassegnato la Croce del suo destino. La guarderemo in tutte le ore dalle nostre case ed in tutte le ore sarà il nostro conforto e la nostra speranza. Insomma la Croce sul monte dirà a tutti: “Il popolo santagatese è un popolo di fede, un popolo civile, un popolo, che nelle due ali della
Croce riepiloga i due sentimenti, che fanno veramente grande un popolo: Religione e Patria”. E quando le circostanze lo permetteranno, a fianco della Croce ergeremo una chiesetta in onore della Madonna e la chiameremo la Madonna del monte. Di modo che il monte della Croce e la Madonna del monte saranno la gloria nostra più bella, la gloria singolare di questa patria nostra”.
S. Agata di Puglia 1 Luglio 1900
Giuseppe Danza