Stamattina pensavo agli antichi forni a paglia che operavano numerosi nelle varie zone del nostro paese e ho avuto questo flash: la pizzandèrra!
I più grandicelli la ricorderanno la pizzandèrra, quella pizza fatta di pasta lievitata, preparata per fare il pane che le nostre donne portavano a parte al forno e veniva cotta direttamente su pietra.
Aspettavamo con ansia che cuocesse, infatti era la prima ad uscire, per mangiarla a colazione.
Oggi la chiameremmo pizza bianca, ma la nostra pizzandèrra era tutta un’altra cosa, un altro sapore ed un’altra storia.
Quella pizza non si tagliava; si stracciava. Era morbida e la potevi farcire con ogni tipo “re sfrisciùrre”: cepurrìne e òva, vruócchele, salzìcchie e tanda àte còse bbòne.
Il pane di Sant’Agata è favoloso, ma la pizzandèrra calla calla, appena uscita dal forno, è mitica.
Il pane a casa mia si faceva ogni 15-20 giorni e puntualmente mia madre mi mandava al forno a recuperare la pizzandèrra. La riempiva cu nu sfrisciurre e, sempre io, la portavo come pranzo a mio padre che faceva il muratore in giro nel paese.
La pizzandèrra, gusti della nostra tradizione.
(La foto è di Carlo Dalessandro, relativa al forno a paglia visitabile a Sant’Agata)