Nel libro del prof. Carmelìno Volpone ho trovato questo caratteristico modo in uso nei trappeti di Sant'Agata , allorché i trappetai dovevano contare le anfore piene d'olio. Voglio sottolineare che l'olio allora rappresentava per la nostra gente una vera ricchezza e un recipiente colmo d'olio veniva guardato con rispetto ed attenzione quasi sacrale, perché rappresentava lavoro, sacrificio, attesa e sicurezza per un'intera famiglia per tutto l'anno. Quando era buon'annata e se ne produceva a grascia, arrivati a Natale, si abbondava cu li susumiérre e altri dolciumi della festa.
Dunque, la conta delle anfore dell'olio fino a 13 da parte dei trappetai avveniva un po' come fanno a Napoli quando si gioca a tombola; i numeri richiamavano una raffigurazione caratteristica. Sembra il gioco di "Une e la luna".
1) Prima Dije (Primo Dio)
2) Mò ne vène ruje (Ora ne viene due)
3) Tréglia re lu mère (Triglia del mare)
4) Marca quatte (Marca quattro)
5) Ciumbeniélle sbirre ( Ciumbeniélle sbirro)
6) Sajàteca a lu huadijène ( Sciatica al guardiano)
7) Va t'annètta, bèll'òme. (Vatti a pulire, bell'uomo)
8) Uórte bèlle. (Orto bello)
9) Bóna sija la nóva. (Buona sia la nuova)
10) Fóre la mala rèa. ( Fuori la cattiva idea)
11) Une appriésse a l'alde. ( Uno di seguito all'altro)
12) Durece sónne l' apòstele. (Dodici sono gli apostoli)
13) Trirece Sand'Andònie ( Tredici Sant'Antonio).