Dall'Italia  Tue, 16 Jul 2024 11:31 La spettacolare eruzione dell'Etna vista da Bronte e Ragalna - Intorno alle 22 di lunedì 15 luglio è cominciata una nuova attività lungo le pendici dell'Etna. Una fontana di lava ha iniziato a fuoriuscire dal Cratere Voragine e ha prodotto una colonna eruttiva alta circa 6000 m s.l.m. che si è propagata in direzione Est con segnalazione di ricaduta di cenere negli abitati di Viagrande e Acicastello. 
?La fontana di lava del cratere Voragine si è gradualmente esaurita per poi cessare intorno alle 2.10 mantenendo una modesta attività stromboliana sino alle 5. 
Dal punto di vista sismico, l'ampiezza media del tremore vulcanico, dopo aver raggiunto i valori massimi tra le 21:40 e l'1 ha quindi mostrato un trend in decremento e alle 5:30 ha raggiunto l'intervallo dei valori medi. Le sorgenti del tremore sono confinate nell'area dei crateri sommitali a una elevazione di circa 3 mila metri. 
    Tue, 16 Jul 2024 09:19 Il primo giorno di Vannacci a Strasburgo, il "giallo" del trolley e poi semina tutti - Con il supertrolley avanti e indietro per i corridoi di Strasburgo. Dietro, il codazzo degli euro-Patrioti e dei giornalisti. Il primo giorno del generale Vannacci in Parlamento dura un’ora. In ritardo per il traffico, a ritirare il badge non si presenta: al suo posto manda un collaboratore. Alla riunione dove si doveva discutere della sua vicepresidenza non gradita ai francesi, entra ed esce dopo appena cinque minuti. Nuova corsa veloce e via verso la riunione del gruppo, un giornalista gli urta il trolley: «Vuole rubarmelo? I francesi non hanno letto il mio libro ma adesso arriva anche la versione nella loro lingua». S’infila dentro la sala scelta dai Patrioti per l’Europa proferendo: «Passo indietro? Solo i bersaglieri non ne fanno». La riunione finisce, il trolley esce senza Vannacci, in mano a un collaboratore: il generale ha seminato il codazzo ed è sparito.    Mon, 15 Jul 2024 23:10 Crisi idrica in Sicilia, la siccità prosciuga anche il lago Fanaco: è il terzo dopo Pergusa e Ogliastro - Il mix di siccità, carenza di acqua e temperature alte in Sicilia sta assumendo l'aspetto di una crisi gravissima che incide sulla vita quotidiana di milioni di persone. La grande siccità che dura da oltre un anno ha portato alla scomparsa di un altro invaso, il lago artificiale Fanaco

Si trova nel territorio comunale di Castronovo di Sicilia, nel Palermitano. Dopo la scomparsa del millenario lago di Pergusa (nell'Ennese) -unico lago naturale- si assiste al prosciugamento del lago artificiale dell'Ogliastro (tra l'area Ennese e quella Catanese) ed a quello del Fanaco- il che accentua la crisi idrica-. 

Prosciugati anche tratti del più grande fiume siciliano, il Simeto. Per comprendere bene quello che sta avvenendo in Sicilia, occorre porre mente ai nuovi dati del report dell’Autorità di Bacino del Distretto idrografico regionale. Negli invasi isolani i milioni di metri cubi davvero utilizzabili -su un totale attuale di 267 milioni - sono solo 121 milioni. Ben 33 milioni di litri in meno rispetto al mese precedente, in percentuale si tratta di un meno 21%

Se si fa il parallelismo con il mese di giugno dell'anno precedente (già in piena siccità) la diminuizione sale al 50%. In totale in un anno in tutti gli invasi isolani si è avuta una perdita di 261 milioni di metri cubi. Altro dato da record in negativo. Vi sono invasi nel Palermitano che fanno toccare il 96% in meno rispetto all'anno precedente, nell'Ennese e nel Messinese vi sono punte dell'80% in meno. Danni enormi per la natura, per l'ambiente, per l'agricoltura, per gli animali. Secondo alcune stime, solo nel comparto agricolo si rischia di raggiungere i due miliardi e mezzo di euro di danni entro fine anno se non viene invertita la rotta.

Disagi crescenti anche per le persone. Infatti accanto alla grande carenza di acqua irrigua vi è una crescente carenza di acqua potabile, a macchia di leopardo, in diverse province dell'Isola. In parecchi comuni vi è stato o vi è il razionamento dell'acqua potabile. E' probabilmente la siccità più grave in Sicilia dell'ultimo secolo, ed è sicuramente tra le più gravi allo stato attuale d'Europa. Molti agricoltori, imprenditori e cittadini si sentono abbandonati. Parecchi i raccolti perduti, vi è il progressivo abbandono di campi con differenti coltivazioni e di giardini di agrumi. Servono interventi urgenti, maggiori di quelli previsti.

    Mon, 15 Jul 2024 20:59 Camionista prende a cinghiate immigrate che si erano nascoste a bordo - Il video diffuso sui social è diventato virale: un camionista in sosta presso l'autoporto di Ventimiglia, scopre un gruppo di giovani immigrate nascoste nel suo camion, che cercavano di passare il confine con la Francia. L'uomo le fa scendere e le colpisce a cinghiate, come animali. Tutto dovrebbe essere accaduto lunedì mattina. Qualcuno ha filmato la scena con il cellulare e ha diffuso il video su Facebook, invece di chiamare la polizia.     Mon, 15 Jul 2024 18:21 Napoli, Meloni firma protocollo per rinascita Bagnoli: «Opera più ambiziosa di Europa» - (LaPresse) Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni questa mattina a Napoli ha firmato il protocollo d'intesa per la rinascita di Bagnoli. L'accordo prevede una copertura finanziaria di 1,2 miliardi di euro. «L'opera di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana più ambiziosa di Europa». «La sfida - ha proseguito la premier - è trasformare un'area abbandonata e inquinata, che è stata un simbolo dell'incapacità delle istituzioni nel dare risposte, in un moderno polo turistico, balneare e commerciale all'altezza della Campania e di Napoli».    Mon, 15 Jul 2024 15:20 Le ferite dell'America. La diretta tv - Con il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana, Massimo Gaggi, Viviana Mazza, Guido Olimpio, Federico Rampini, Simone Sabattini, Giuseppe Sarcina. Conduce Maria Serena Natale.    Wed, 10 Jul 2024 09:30 Le stragi dei bambini nelle guerre d’Ucraina e Gaza: la diretta con gli inviati del Corriere della Sera - Il missile russo sull'ospedale pediatrico di Kiev, il vertice Nato di Washington e le decisioni da prendere sull'Ucraina, la guerra di Gaza entrata nel decimo mese: la diretta con l'editorialista Giuseppe Sarcina, l'inviato a Kiev Lorenzo Cremonesi, l'esperto militare Guido Olimpio. Conduce Maria Serena Natale.    Tue, 09 Jul 2024 10:42 Dazi, difesa e disciplina di bilancio: l’Europa che ci aspetta? - Federico Fubini risponde ai lettori in diretta video    Mon, 01 Jul 2024 11:08 Francia, che succede ora? La diretta video - Domenica 30 giugno 2024 la Francia è stata chiamata al voto per rinnovare  il Parlamento, dopo che il presidente Emmanuel Macron, a seguito dei risultati sfavorevoli del suo partito alle Europee, ha chiesto lo scioglimento anticipato dell'Assemblea Nazionale. L'analisi dei risultati, in attesa del secondo turno di domenica 7 luglio, con il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana, l'editorialista e vicedirettore Aldo Cazzullo, il corrispondente da Parigi Stefano Montefiori, gli inviati Alessandra Coppola e Marco Imarisio. Conduce Maria Serena Natale.    Mon, 24 Jun 2024 10:49 Ballottaggi, chi vince? - La diretta dagli studi di Corriere Tv in live streaming: il secondo turno delle elezioni comunali, l’analisi dello scenario politico con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana e il vice direttore Venanzio Postiglione, in collegamento con gli inviati Virginia Piccolillo e Nino Luca e con i responsabili delle redazioni di Firenze e Bari Roberto De Ponti e Michele Pennetti. Conduce Maria Serena Natale.
Sono 105 i Comuni chiamati al voto: le sfide più attese a Firenze e Bari. Nel capoluogo toscano vince Sara Funaro - che raccoglie il testimone di Dario Nardella, eletto a Bruxelles - che correva contro l'ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. A Bari, invece, l’ex capo di gabinetto di Antonio Decaro (a sua volta approdato al Parlamento europeo), Vito Leccese ha respinto l’assalto del leghista Fabio Romito come portabandiera del centrodestra.    Thu, 20 Jun 2024 09:40 Viaggiare per stupirsi ancora - Un evento per raccontare la passione per i viaggi e cogliere le caratteristiche del turismo contemporaneo di qualità nell’epoca digitale. E’ ancora possibile stupirsi in un mondo di cui disponiamo facilmente di informazioni e di immagini per ogni luogo? Attraverso il confronto con un importante tour operator di viaggi “sartoriali” e le parole di due reportage firmati da Dino Buzzati e Alberto Moravia scopriamo che le esigenze del viaggiare non cambiano: la migliore conoscenza di sé, la scoperta dell’altro, la ricerca di nuovi orizzonti con cui confrontarsi.

Con Alessandro Cannavò, giornalista del Corriere della Sera, Federica Fracassi, attrice, ed Elisa Boscolo, CEO Boscolo Tours
    Wed, 19 Jun 2024 09:32 L’arte di raccontare un viaggio - La diretta video - Un evento per gli appassionati di viaggio con l’obiettivo di approfondire e cogliere le nuove dimensioni del viaggio contemporaneo attraverso 3 prospettive: viaggiare prima di tutto alla Scoperta di sé e del mondo ma anche alla Scoperta dell’altro e alla ricerca di Nuovi orizzonti di scoperta con cui confrontarsi.
Oggi affrontiamo il tema dell’esperienza di viaggio come incontro di culture grazie anche al ruolo di figure esperte che ne arricchiscono lo storytelling.

Con Roberta Scorranese, giornalista del Corriere della Sera, Dante Bartoli, archeologo ed esperto Kel 12 Tour Operator e Velasco Vitali, artista
    Thu, 13 Jun 2024 11:50 L’Europa che abbiamo scelto: il direttore Fontana risponde ai lettori - I risultati delle elezioni, i nuovi equilibri in Europa e le ricadute sulla politica italiana: l’analisi del direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana che risponde alle domande dei nostri abbonati in diretta video. Conduce Maria Serena Natale.    Mon, 10 Jun 2024 22:57 Matteotti: un martire antifascista. Il racconto in video-animazione di Aldo Cazzullo al Festival della Comunicazione - Il 10 giugno 2024 segna la ricorrenza dei cento anni esatti dell’assassinio di Giacomo Matteotti, martire antifascista e politico che ha dato la vita per difendere onestà e democrazia, diventando riferimento della resistenza. 
Aldo Cazzullo, nella produzione video di Frame - Festival della Comunicazione realizzata a partire dall'incontro tenuto all’ultimo Salone del Libro, non solo tratteggia la figura di un uomo, ma intreccia le storie di resistenza e di antifascismo di Eugenio Montale e Filippo Turati, Adriano Olivetti e Sandro Pertini, Carlo Rosselli e Natalia Ginzburg. «Quel racconto ascoltato a Torino non poteva rimanere confinato in quella sala e in quel momento, ma merita di andare oltre» ha detto Danco Singer, direttore del Festival della Comunicazione (Camogli, 12-15 settembre). «Per questo ne abbiamo fatto un video che mantenesse la vividezza del momento, arricchendolo con un linguaggio visivo che mettesse a fuoco personaggi e concetti. Per arrivare a tutti, perché è una storia che ci appartiene e che ci riguarda».
?- Il CorriereTv ha realizzato inseme a Aldo Cazzullo una serie di nove puntate video sul centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti: qui il link al canale dove sono raccolte     Tue, 04 Jun 2024 13:43 Europa, perché sono le elezioni più importanti. La diretta video delle Conversazioni del Corriere per abbonati - Perché le Europee dell’8 e 9 giugno sono le elezioni più importanti? Ne parliamo, rispondendo come sempre in diretta video alle domande dei nostri abbonati, con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana e con il senatore a vita Mario Monti, ex presidente del Consiglio e commissario Ue per il Mercato unico e per la Concorrenza, editorialista del Corriere oggi in libreria con «Demagonia. Dove porta la politica delle illusioni» (Solferino, 2024). Conduce Maria Serena Natale.    
Artemisium News
21/12/2015
GIOVANNA E LA SCALA
di Alfonso De Capraris

 

Era la sera del 23 settembre 1865, allorquando al Teatro alla Scala di Milano venne rappresentata l’ultima volta la “Giovanna D’Arco” di Giuseppe Verdi, ed oggi l’Opera vi ritorna dopo 150 anni a pieno titolo, raccogliendo gli stessi unanimi favorevoli consensi di allora, sia da parte della stampa che degli spettatori.

Successo ottenuto grazie, oltre che alla musica del grande compositore ed a tutto il suo contorno, di cui parlerò subito dopo, anche ad un cast d’eccezione, che vede nelle vesti della Pulzella d’Orléans una splendida Anna Netrebko, affiancata da altrettanto bravissimi interpreti quali Francesco Mieli nei panni di Carlo VII, Carlos Alvarez (Giacomo), Dmitry Beloselskiy (Talbot), Michele Mauro (Delil).

Le recite, che con la Prima del 7 dicembre 2015 hanno aperto la stagione scaligera 2015/2016, si concluderanno il 2 gennaio 2016, sempre con Riccardo Chailly Direttore Principale dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala.

Per quanto riguarda l’Opera, dopo i successi ottenuti nei grandi teatri del Lombardo-Veneto e degli altri Stati della penisola, Giuseppe Verdi, in seguito a reiterate sollecitazioni dell’impresario Bartolomeo Merelli, non dimentico degli ottimi incassi fruttatigli dalle Opere del Compositore, ritorna sul palco del “Teatro alla Scala” con la sua settima Opera dal titolo “Giovanna d’Arco”.

Si tratta di un dramma lirico in un prologo, tre atti e quattro quadri, che il librettista Temistocle Solera mette in versi, traendolo con propri adattamenti dal dramma “Die Jung Frau von Orléans”, scritto nel 1801 da Friedrich Schiller, poeta germanico che in seguito sarà l’ispiratore di altre tre Opere di Verdi, andando ad affiancarsi al francese Victor Hugo ed all’inglese George Byron.

Nonostante l’intenso e frenetico lavoro, che lo vede nelle vesti anche di curatore degli allestimenti, Verdi non si tira indietro, e così in meno di un mese, dal 9 dicembre 1844 al 6 gennaio 1845, mentre alla fine di quel mese di dicembre si occupava anche della ripresa sempre alla Scala de “I Lombardi alla prima crociata”, tira fuori quest’altro capolavoro.

Per il prologo pare che Verdi avesse trovato ispirazione dalle pessime condizioni atmosferiche incontrate durante il non felice viaggio “lungo e noioso” in carrozza, soprattutto percorrendo l’Appennino centrale, affrontato per tornare da Roma, dove era stato rappresentato il suo “I due Foscari”, a Milano, dove il Maestro “appena arrivato aveva tutte le ossa fracassate”, così come annota Emanuele Muzio, l’unico allievo di Verdi, attento nel perpetuare pedissequamente nelle proprie lettere aspetti e circostanze della vita del Musicista, aggiungendo che “a Milano non fa che nevicare”.

La prima rappresentazione ebbe luogo la sera del 15 febbraio 1845, in occasione del carnevale, ed il successo di pubblico fu enorme, tanto da fare scrivere a Muzio in una sua missiva ad Antonio Barezzi: “Se Giovanna d’Arco non avesse pensato per conto suo ad esternarsi con le sue gesta, ci pensa la musica del Sig. Maestro”, così come il diligente Muzio non smise mai di chiamare Verdi, in una forma di ossequioso rispetto e di religiosa venerazione.

L’accoglienza trionfale tributata dagli spettatori alla musica della “Giovanna d’Arco”, giudicata, sempre da Muzio, “terribile”, “magnifica”, “da far trasecolare”, varcò presto i confini delle poltrone dei palchi e degli scanni del loggione del Teatro, per riversarsi nelle strade di Milano, dove un grosso organo, come ci ha mostrato Renato Castellani nel suo sceneggiato televisivo del 1982, eseguiva in continuazione la sinfonia dell’Opera, creando, per la gran folla che vi si radunava entusiasta, grossi problemi al traffico cittadino, inutilmente cercati di impedire dalla gendarmeria austriaca; ma oramai i milanesi mangiavano il pane adoperando per companatico la musica di Verdi.

Ciò, naturalmente, perché, oltre alla scorrevolezza della vena melodica, ai toni accesi e spettacolari, anche in “Giovanna d’Arco”, come già nelle opere precedenti, affiorano motivi patriottici; siamo nei ruggenti anni Quaranta e si avvicina il ’48, ed ovviamente il personaggio fortemente drammatico di Giovanna, eroina che si batte per la liberazione del proprio popolo dalla dominazione inglese, viene subito visto come il protagonista di una vicenda del tutto assimilabile a quella del popolo italico, sottomesso all’oppressore austriaco e che aspira fortemente alla propria liberazione.

D’altro canto lo stesso Solera era figlio di un condannato a morte per attività sovversiva nei confronti dell’Impero Austro-Ungarico, e nel salotto “bene” della Contessa Clara Maffei, nata Carrara-Spinelli, frequentato da pensatori, poeti, letterati, insomma l’elite intellettuale della capitale lombarda, l’aria che si respirava e gli argomenti su cui ci si dibatteva non potevano discostarsi dall’esame della situazione opprimente, creata dalla dominazione straniera, mostrando piena adesione alla causa risorgimentale, che faceva perno sulle idee mazziniane e repubblicane.

Tutto questo non poteva non colpire ed non entrare nell’animo di Verdi, di per sé già predisposto, o lasciarlo indifferente di fronte agli aneliti e alle speranze che maturavano in quei consessi altolocati, a cui Egli partecipava con assiduità, anche per l’interesse che aveva nei confronti della cultura locale, impersonata dal Manzoni, e dei classici d’oltralpe, per i quali si poteva beneficiare delle traduzioni che gli fornivano il poeta Andrea Maffei, marito della Maffei, e lo scrittore Giulio Carcano.

Nella sola città di Milano l’Opera fu ripresa 17 volte, ma per tutto il XIX secolo venne rappresentata in molti altri teatri di altre città, fra cui Roma, dove a causa della censura papalina, che vedeva di buon occhio più una lesbica che una santa armata di spada, tre mesi dopo la première scaligera andò in scena al “Teatro dell’Opera” con il titolo “Orietta di Lesbo”, con sostanziali modifiche nei personaggi e nell’ambientazione; in Francia, invece, ovviamente l’opera tenne banco per lungo tempo nel cartellone del “Théâtre des Italiens”.

Nonostante i consensi ricevuti ovunque fosse stata rappresentata, l’Opera viene considerata minore da una parte della critica, ma ingiustamente a mio avviso; certamente ci si trova di fronte ad una partitura di non largo respiro, atteso che il tutto dura soltanto due ore, ma “la brevità non è mai un difetto”, affermava Verdi.

In effetti con questo lavoro il “il Sig. Maestro” non apporta sostanziali innovazioni sul piano stilistico, se si eccettuano i primi tentativi sperimentali verso il mondo del fantastico e del sovrannaturale, tendendo il Compositore piuttosto a consolidare gli aspetti della propria drammaturgia, già sperimentata con successo nelle opere precedenti; al contrario dell’orchestrazione che si arricchisce, invece, di un più sostanziale apporto dei fiati, nonché dell’intervento dell’arpa e dell’harmonium.

Anche qui non manca il solito collaudato angolino, sempre d’effetto, in cui far risuonare le note di una marcia trionfale, eseguita da una banda fuori scena; ciò non toglie che già a partire dalla Sinfonia, in tre movimenti, che fanno scorrere un fremito nelle vene, si ha il piacere di ascoltare melodie bellissime, e poi c’è il ritorno in massa dei cori, ai quali viene dato ampio spazio.

È, comunque, sempre un’Opera composta nei famosi “sedici anni di galera”, durante i quali Verdi profonde il massimo delle proprie energie giovanili, creando un capolavoro, che pur non raggiungendo i vertici di un “Nabucco” o di “Ernani”, resta per un melomane come me, e non solo, un’altra perla verdiana ricca di fascino accattivante, giudicata dallo stesso Autore la migliore fra quelle composte fino ad allora.

Per la cronaca, con la “Giovanna d’Arco” Verdi dà il suo addio al “Teatro alla Scala”, per una serie di motivazioni che amareggiarono moltissimo il Musicista e che riassumo qui di seguito: innanzitutto la critica specializzata non fu del tutto benevola nei confronti dell’Opera, giudicata un lavoro di vecchio stampo di un musicista che dovrà ancora raggiungere la sua maturità.

Ci fu poi la faccenda che vide l’impresario Merelli incaricare il librettista di scegliere il soggetto, decisione non di poco conto, sia pure presa di concerto con il Musicista, il quale, tra l’altro, non era del tutto entusiasta della storia da mettere in musica, alla luce del fatto che si trattava di un argomento trito e ritrito; questo, comunque, non gli impedì di occuparsi personalmente della stesura dell’Opera, che, purtroppo, ebbe a risentire gli effetti negativi di un allestimento molto approssimativo, con grande disappunto da parte del Maestro.

Anche la recita della Prima da parte dei cantanti non sortì risultati brillanti, a parte il soprano Erminia Frezzolini, già grande Giselda ne “I lombardi alla prima crociata”, che nella parte di Giovanna, concepita appositamente per lei, dette il massimo della propria drammaticità, mandando in visibilio il pubblico, al contrario di suo marito, il tenore Antonio Poggi, il quale fu condizionato dall’ostilità del pubblico, che non gli perdonava la relazione con la Contessa Semoyloff, bellissima ma apertamente filo austriaca e pertanto invisa al popolo.

Ci furono, inoltre, altri due fattori contingenti che indussero Verdi a non comporre più un’Opera nuova per la Scala, dove ritornò dopo 24 anni di assenza: il primo riguardava una questione di carattere commerciale, avendo l’impresario con fare dispotico ceduto il libretto all’editore Ricordi all’insaputa del Compositore, con conseguente calo di stima da parte di quest’ultimo nei confronti del Merelli.

Questo episodio ingenerò, ovviamente, dissapori fra i due protagonisti del teatro in musica; inoltre vi fu un incrinarsi nei rapporti anche fra il Maestro e Solera, il quale come librettista godeva della massima stima da parte del Musicista, ma che non ci pensò due volte ad andarsene con la propria moglie in Spagna, dove restò per dieci anni, lasciando incompiuto il libretto di “Attila”, su cui stava lavorando.

Veniamo ora alla trama dell’Opera che si dipana su una vicenda arcinota, non a caso ben 52 Compositori si sono “divertiti” nel corso degli anni a mettere in musica la storia della Pulzella d’Orléans, con “Opere liriche”, come Piotr Il’ic Cajkovskij, Nicola Vaccai, Giovanni Pacini, “Cantate”, come Gioachino Rossini, Lucio Campiani, “Messe”, come Charles Gounod, “Oratori”, come Arthur Honegger, André Jolivet, “Balletti”, come Charles-Marie Widor, “Misteri”, come Roberto De Simone, ecc…-

La “Giovanna d’Arco” di Giuseppe Verdi, però, occupa nel panorama musicale un posto particolare, grazie alla varietà dei generi musicali che essa racchiude, e che vanno dal teatrale drammatico, al mistico religioso, al marziale, toccando punte massime di elevato lirismo e di grande emotività, come quando Verdi ritorna su un tema a lui caro riguardante il rapporto, non sempre idilliaco, fra un genitore e la propria figlia, già trattato nel “Nabucco” e ne “I lombardi alla prima crociata”, oppure quando descrive, musicalmente parlando, mirabilmente il travaglio interno che affligge la protagonista, combattuta fra l’amore verso Dio e quello verso la patria.

Prologo: l’azione si svolge in Francia nel 1429, a Domrémy il re Carlo VII, affranto per le sorti della Francia, soccombente nella guerra dei cent’anni contro l’Inghilterra, sta pensando di abdicare e di cedere il regno al suo antagonista; nello stesso tempo parla di un sogno, in cui gli è apparsa la Vergine che l’ha invitato a deporre l’elmo e la spada in una foresta.

In realtà nella foresta di Domrémy, che durante la notte si popola di demoni, esiste veramente un’immagine della Vergine, davanti alla quale si trattiene spesso Giovanna a pregare, sotto lo sguardo del padre Giacomo D’Arc, convinto che la figlia sia posseduta dagli spiriti del male; in effetti Giovanna, assopitasi, viene tentata dalle potenze degli inferi, ma intervengono gli spiriti eletti, i quali la esortano a combattere per la salvezza della Francia.

Giunge Carlo che depone le armi ai piedi della fanciulla, la quale si risveglia ed invita Carlo a combattere con lei, rafforzando il convincimento in Giacomo che la figlia sia posseduta da forze diaboliche, che rendono vano il suo tentativo di fermare Giovanna.

Atto primo: nell’accampamento degli inglesi si commenta la sconfitta subita ad opera dei francesi guidati da Giovanna, nel frattempo giunge Giacomo, il quale, ritenendo la figlia essere stata disonorata da Carlo, si impegna a consegnare nelle loro mani colei che è stata la causa della loro sconfitta. 

Giovanna, dal canto suo, compiuta la sua missione, vorrebbe tornare a vivere nella foresta, contravvenendo al desiderio di Carlo, il quale, innamoratosi della fanciulla, le offre di restare accanto a lui, Giovanna, però, pur confessando di corrisponderlo nell’amore, non accetta l’offerta, ricordando che gli spiriti eletti l’avevano diffidata dall’accettare l’amore terreno; ma Carlo non recede dal suo proposito, e va oltre, dicendo che riceverà la corona soltanto dalle mani di Giovanna, la quale, suo malgrado, accetta di compiere il rito, provocando l’esultanza degli spiriti maligni per la vittoria ottenuta.

Atto secondo: nella piazza di Reims Giacomo assiste turbato alla cerimonia dell’incoronazione, ma quando vede uscire dalla cattedrale la figlia al seguito di re Carlo, il quale annuncia che sarà eretta una chiesa in onore di Giovanna, come per San Dionigi, patrono di Francia, non sa più trattenersi ed accusa la figlia di essere una strega e di avere avuto rapporti con il diavolo, da cui, Giovanna, sapendo del proprio peccato veniale, non sa discolparsi, ed anche se Carlo la reputa innocente, il popolo la condanna, ed il padre la trascina verso il rogo, appositamente approntato dagli inglesi per la purificazione. 

Atto terzo: Giovanna, prigioniera degli inglesi, mentre fuori infuria la battaglia, prega Dio di perdonarla per aver ceduto “per un solo istante” all’amore terreno, ed offre la propria vita in cambio della vittoria dei francesi; Giacomo, che ha ascoltato, si rende conto dell’innocenza della figlia e la libera, consentendole di buttarsi nella mischia, dove l’eroina riesce a salvare la vita di Carlo, ma non la propria, morendo in combattimento, non senza prima aver chiesto a Carlo il perdono per il padre.

L’Opera si chiude, come volle Schiller, con la “pulzella” che lascia la vita terrena, indossando le vesti di una martire eroica in luogo di quelle di una strega bruciata viva, con il conseguente trionfo delle forze celesti su quelle del maligno, del bene sul male.

Una storia all’origine molto complicata, che Temistocle Solera, il quale in questa circostanza ha dato il meglio di se stesso, è riuscito con la sua maestria a comprimere, riducendola a livello di un libretto d’opera, in cui, tra l’altro, i personaggi di Schiller da 27 diventano soltanto cinque, mettendoci però molto del suo, cosa di cui amava vantarsi, senza peraltro preoccuparsi di stravolgere la verità storica, così come quando, al pari di Schiller, fa morire l’eroina sul campo di battaglia, laddove è risaputo che la poverina finì sul rogo; ma tant’è, questo è il teatro, e per amor suo si accetta tutto.

Le incisioni discografiche di quest’Opera sono tutte di altissimo livello, a partire dalla prima, storica, del 1951, che vede come interpreti stelle del firmamento canoro di tutti i tempi nei nomi di Renata Tebaldi, Carlo Bergonzi, Rolando Panerai e la direzione di Alfredo Simonetto dell’Orchestra e del Coro “RAI” di Milano.

In epoca più recente su iniziativa della casa discografica “EMI” c’è stato il recupero di quella del 1972, che, a mio avviso, resta l’edizione meglio riuscita, e che vede nei panni di:

 

-Carlo VII, re di Francia: Placido Domingo, Tenore;

-Giacomo, pastore di Domrémy: Sherill Milnes, Baritono;

-Giovanna, sua figlia: Montserrat Caballé, Soprano (ineguagliata Giovanna);

-Delil, ufficiale del re: Keith Erwen, Tenore;

-Talbot, supremo comandante degli inglesi: Robert Lloyd, Basso.

Quindi: Ufficiali del re-Borghigiani-Popolo di Reims-Soldati francesi-Soldati inglesi-Spiriti eletti-Spiriti malvagi-Grandi del regno-Araldi-Paggi-Fanciulle-Marescialli-Deputati-Cavalieri e Dame-Magistrati-Alabardieri-Guardie d’onore.

L’orchestra è la “London Symphony Orchestra”, diretta da James Levine, ed il Maestro del “The Ambrosian Opera Chorus” è John McCarthy.

 

Alfonso De Capraris.

a.de_capraris@alice.it

 

Foggia, 20 dicembre 2015.


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