Al mattino l’ambulatorio è aperto, ma il medico deve ancora arrivare. Noi pazienti, seduti alle sedie disposte lungo il perimetro della parete, aspettiamo pazienti. Nel frattempo arriva una donna che chiede agli astanti:
“Scusate, posso essere visitata per prima? Ho lasciato la macchina in sosta vietata.”
Tra pazienti ci guardiamo in faccia e diciamo:
“Va bene.”
Dopo un po’ arriva una seconda donna che domanda anche lei di essere visitata prima degli altri, perché dice che è incinta. Guardiamo tutti la sua pancia che però è piatta, ma le crediamo sulla parola e diciamo anche a lei:
“Va bene.”
Però si vede che i pazienti sono spazientiti. Al che dico:
“Adesso mi raccomando, non facciamo che arriva il dottore e facciamo passare avanti anche lui.”
Ed ecco che il dottore arriva frettoloso, scarica sul tavolino dell’ambulatorio un pacco di riviste, destinate a far passare il tempo ai pazienti, e si infila nella stanza. Uno dei pazienti si avvicina alle riviste, le guarda ed esclama meravigliato:
“Ma queste riviste sono sgualcite e sono pure vecchie!”
“Perché? Le volevi fresche di stampa?”
Poi lo stesso paziente, che sta chino sulle riviste, ci tossisce sopra eseguendo anche una serie di starnuti, prende per sé una delle riviste e un’altra la offre a un vicino, che però rifiuta e sembra voler dire:
“Grazie lo stesso, ho già abbastanza microbi per conto mio.”
Nella stanza ci sono quattro vasi di piante da appartamento. Due tronchetti della felicità in effetti non ispirano nessuna felicità talmente sono rinsecchiti e marci. E le altre due piante forse sarebbero più rigogliose se le trapiantassero su una discarica di rifiuti tossici speciali.
A un certo punto d’un botto il medico, come preso da un’improvvisa ispirazione, esce di corsa dalla sua stanza e - si vede, mosso a compassione per noi poveri infelici che nella stanza tremiamo di freddo – viene ad accendere il condizionatore dell’aria calda, cosa che era meglio che non avesse fatto, perché tutt’assieme siamo investiti da un vortice di aria malsana di vecchio condizionatore dai filtri sporchi e pieno di batteri.
Intanto il tizio, mio vicino di sedia, è perso nei suoi ragionamenti in cui cerca di coinvolgermi:
“Io gliel’ho detto al dottore: non datemi le compresse, datemi le bustine. Ma lui niente. Non mi ascolta. Mi ha dato sempre le compresse. Però questa volta mi impongo. Vedi se non mi dà le bustine. Gliel’ho detto che le compresse non le digerisco. E con tutto ciò…. Eh ma stavolta mi sente. O le bustine o niente. Stavolta mi impongo e vedi se non mi dà retta.”
Ma ecco che è arrivato il suo turno. Si alza ed entra dal medico.
Quando esce gli chiedo:
“Allora? Ti sei imposto?”
“Eccome se mi sono imposto” dice lui. “Te l’ho detto che stavolta…….”
“E che ti ha dato?”
“Le compresse.”