(02/06/2016)
DOPO 71 ANNI, RIPARATO UN TORTO DELLA DIMENTICANZA.E LA FESTA DELLA REPUBBLICA RICORDA L'ULTIMA VITTIMA DEI TEDESCHI


di Piero Lotito

SANT’AGATA DI PUGLIA, sabato 4 giugno ►(di Piero Lotito)

Non c’era il Colosseo né il Foro Romano. Ma la più autentica celebrazione del 70° della Repubblica è forse avvenuta sui monti del Subappennino Dauno, in Capitanata, dove nella piccola e verdissima Sant’Agata di Puglia è stata scoperta una stele in memoria dell’autiere Domenico Perrone, ucciso a 23 anni, il 30 aprile 1945, a guerra finita, da un gruppo di soldati tedeschi in rotta a San Giorgio di Nogaro, in Friuli.

 

Sono tanti 71 anni, e sembra incredibile che soltanto oggi si onori un caduto dell’ultima guerra. Ma questa è una storia rimasta pressoché dimenticata, mantenuta però testardamente viva dal fratello di Domenico, Michele, che, pure, avrebbe voluto che qualcuno delle “autorità” del suo paese si accorgesse del supplizio almeno nel 1952, quando i resti del ragazzo furono trasportati nel luogo natio per una degna sepoltura. Niente, invece. La notte del 21 giugno di quell’anno, quando il furgone incaricato di “distribuire” in vari luoghi del Sud le spoglie dei caduti giunse a destinazione, ad attendere c’erano soltanto lui, Michele, e un altro fratello, Gerardo. Sindaco e consiglieri erano tutti rimasti nelle loro case. I tempi erano quelli: i veleni della guerra avevano intossicato anche i più elementari sentimenti di pietà.

Ma nulla della vicenda di Domenico, trascinato all’alba, già ferito, alla periferia di San Giorgio e infine ucciso con un colpo alla testa, era andato perduto – lo abbiamo detto – nel cuore dello stesso Michele, che il 25 aprile del 1994, quando in tutta Italia, come ogni anno, veniva ricordata la Liberazione, si mise al tavolo e scrisse in poche, intense pagine il racconto del sacrificio.

Negli ultimi tempi, quei fogli avevano preso forma di un libriccino dal titolo “Un assassinio di fine guerra”. Finita nei nostri giorni tra le mani dei soci del Circolo dei lettori santagatesi “Kelvin 310” e dell’Associazione santagatesi nel mondo, la storia di Domenico ha destato un’emozione così forte da spingere i suoi lettori a sollecitare il sindaco del paese, Gino Russo, a «fare qualcosa» per la memoria del giovane e sfortunato concittadino. E il sindaco, di fresca elezione e, si vede, anche di tempra e sensibilità diversa dai tanti predecessori, toccato dalla vicenda, aveva predisposto per il 2 giugno, in coincidenza con la Festa della Repubblica, una giornata di omaggio. Un sincero risarcimento.

Si era quasi in porto, quando, il 19 maggio scorso, il generoso e ormai molto anziano Michele è mancato. Lo dividevano dal sogno di un pubblico riconoscimento del martirio del fratello soltanto 13 giorni. Domenico, in ogni caso, è stato ricordato com’era giusto: in un poggio del paese, che è un terrazzo di grande suggestione panoramica sulla Puglia, i santagatesi – non più nascosti come nel 1952 – si sono ritrovati compatti a ricordarlo. Il sindaco e i nipoti dei due fratelli hanno scoperto una stele in pietra dopo una messa sul campo e la lettura di alcuni passi del drammatico racconto. Lì accanto, anche un cuscino di fiori inviato dall’Anpi di San Giorgio, il posto così lontano da Sant’Agata dove Domenico perse la vita e dove il fratello si recava ogni anno, il 25 Aprile, in pellegrinaggio di memoria. Anche il sindaco della cittadina friulana, Pietro del Frate, ha voluto partecipare alla cerimonia con un toccante messaggio.

Dopo 71 anni, dunque, si è riparato al torto della dimenticanza. In questi casi si parla di riscatto civile, e di questo si è trattato: un’intera comunità ha saputo dimostrare che la memoria non va mai in prescrizione.

 

Fonte www.lospettacoliere.it