(16/06/2012)
LA SUPPLICA AD ASSISI : DIARIO DI UN GIORNO SPECIALE


di Rosario Brescia

Dopo molte ore di viaggio in autostrada, finalmente all’orizzonte ci appare Assisi. Piove, mentre arriviamo presso Santa Maria degli Angeli. Parcheggiamo l’auto e velocemente ci infiliamo nel silenzio della splendida Basilica. Nella chiesetta della Porziuncola alcune suore ascoltano la messa. Due di loro accompagnano con la chitarra un canto melodioso. Viene subito voglia di pregare. Ultimamente, in verità, mi riesce poco. Ci provo. Travolgente, torna alla mente il brano di un libro letto tempo fa:  “Esistono due tipi di preghiera. Il primo è quello in cui si chiede che accadano determinate cose, tentando di suggerire a Dio ciò che Egli deve fare. Al creatore non si concede tempo né spazio per agire. Dio, che sa benissimo ciò che è meglio per ciascuno, continua ad agire come meglio Gli conviene. E colui che prega rimane con la sensazione di non essere stato ascoltato...”.

Non ricordo bene il resto del brano del libro di Coelho, lo cerco inutilmente negli angoli reconditi del mio animo, mentre davvero nel cuore rimane forte la sensazione che ultimamente le mie preghiere rimangano inascoltate. Il tempo passa, con gli amici ci dirigiamo verso la Basilica Inferiore, dove dobbiamo incontrare “ Francesco”.

Abbiamo un messaggio importante da consegnarGli: una invocazione portata dal Sud, dal nostro piccolo paese del Subappennino Dauno: una breve, intensa supplica al Santo Poverello firmata da centinaia di persone di Sant’Agata di Puglia. Dobbiamo fare in fretta, il tempo non promette nulla di buono e noi abbiamo tantissimi chilometri che ci aspettano per far ritorno alle nostre case. Guardo i volti degli amici che sono con me, colgo nei loro occhi l’ansia dell’incontro. Guardo il piccolo Giovanni che si è appena svegliato dal torpore del lunghissimo viaggio. Nel suo sorriso  raccolgo la gioia di una vita neonata pronta a dirompere. Gli scatto una foto. Un giorno lontano gli ricorderà questa presenza importante che lo vede oggi, a soli 11 mesi d’età, insieme a noi ambasciatore di un popolo intero.

Arrivati al Sacro Convento, chiamiamo il Padre Guardiano, che gentile ci accoglie, ci ascolta con pazienza per ore, e poi con amore ci conduce sulla tomba del Santo dove, con fede ammirevole, si ferma a pregare con noi. Lasciamo sulla tomba di S. Francesco la supplica che abbiamo portato da Sant’Agata di Puglia. Con un ultimo segno di croce, mi giro ancora una volta a guardare la nostra richiesta di un miracolo estremo. Vedo tanta gente leggere quelle nostre parole, che ora prenderanno mille strade diverse attraverso i cuori di quelle persone, che leggendola continuano a recitare quella nostra preghiera d’amore. Già questo è un miracolo, penso.

Chiediamo commiato a padre Giuseppe, che ci domanda di rimanere a condividere il pranzo con lui e i suoi confratelli. Ne sarei felice, ci dice. Non immagina quanto lo siamo noi. Da mesi cercavamo di ritrovare quel dialogo di semplicità e condivisione al quale negli anni ci avevano abituati i nostri cari frati. Nel refettorio del Sacro Convento ne incontriamo tantissimi. La serenità dei loro volti cancella dai nostri cuori il ricordo di altri volti adombrati e inquieti.

Alcuni frati giocano col piccolo Giovanni. Altri ci chiedono da dove veniamo. Tutti ci sorridono lieti. Il nostro cuore si riempie di gioia. Dopo il pranzo, Padre Giuseppe ci fa visitare il Sacro Convento. Silenziosi ci riempiamo i polmoni di quell’aria remota. Tra quelle pietre antiche respiriamo il ricordo vivo del respiro di un Santo che amiamo tanto. È l’ora di ripartire. Abbracciamo padre Piemontese. Il suo sguardo di uomo equilibrato comprensivo e disponibile è entrato come quello di un padre giusto nei nostri occhi imploranti e vi resterà per sempre. Lo ringraziamo ancora una volta. Ma lui insiste nel continuare a ringraziare noi. Avvertiamo nella sua cortesia non solo il garbo della persona, ma l’affetto autentico e sincero del Ministro di Dio.

Una leggera pioggerellina bagna i nostri volti, a confondere una lacrima che scende a rafforzare un legame ritrovato, una gioia che credevamo persa, un legame che pensavamo spezzato.

Dal finestrino dell’auto uno sguardo incrocia lontano la sagoma della Basilica che mano mano diventa sempre più piccola all’orizzonte. Il silenzio ci unisce nel ricordo di un giorno che rimarrà vivo in noi per molto tempo. Forse nel profondo del cuore di ognuno sta nascendo piano una preghiera. È proprio a questo punto che la mia mente ritrova il seguito del brano del libro di Coelho che il rancore di quest’ultimo periodo mi aveva fatto dimenticare: “...Il secondo tipo di preghiera è quello in cui, anche senza comprendere i cammini dell'Altissimo, l'uomo lascia che nella propria vita si compiano i disegni del Creatore. Implora che gli sia risparmiata la sofferenza, chiede gioia, ma mai - in nessun momento - dimentica di pronunciare la formula: 'Sia fatta la Tua volontà'...”.

Il piccolo Giovanni con gli scossoni della macchina si addormenta subito. Questa terra benedetta gli fa come da mamma che lo culla. Marco, il suo papà, guida concentrato sulla via del ritorno. Il suo sguardo mi sembra posato oltre i limiti della strada, come a ripensare un cammino ritrovato.

Lucia Lorenzo e Michela, pure avendo gli occhi socchiusi al mondo che ritorna reale, sembrano ripensare anche loro alla bellezza di uno sguardo incontrato qualche ora prima tra le mura antiche di una fede che pensavamo tradita, ma che invece si era solo assopita.

Sono certo che nel profondo del loro cuore, anche loro come me stanno cercando una preghiera. Quella che, come scrive il poeta, non reclama, ma accetta, semplicemente.

Grazie padre Giuseppe, per averci fatto ritrovare tra le pieghe del tuo volto sereno, la bellezza del volto di “Francesco”.

Ti siamo grati per averci fatto riscoprire con la profondità del tuo silenzio, come si può essere strumenti di pace nel non cercare tanto ad essere compresi, quanto a comprendere, o ad essere amati, quanto ad amare.

Questo è il messaggio che da Assisi, grazie a te, abbiamo riportato con noi a Sant’Agata di Puglia.

Questo è il messaggio che da oggi serberemo gelosi nel nostro cuore.                                                                                 

             Rosario Brescia