(26/02/2015)
OMAGGIO AL CONCITTADINO, AL POETA,ALLO STORICO, ALL'AMICO GERARDO MARUOTTI


di Giuseppe Vitagliano

 

II centro storico di Sant' Agata di Puglia ha case meravigliose velate dal- l'ombra passata del tempo. Sono case nude, sobrie, di una bellezza non com- prensibile, lasciate come malati d'abbandono che spuntano semplici ed irregolari. Sono case fatte di pietre come ossa calcinate dal sole, ammucchiate a catasta su una piramide di sasso, maldisposte o ferite.

Esse sembrano custodire ancora le memorie dei "cafoni" e le loro angherie subite.

Sono il dolore che non si dimentica e che il poeta "transfuga", memore del contesto natale, ha portato con se nella metropoli partenopea per trasferire i sentimenti da esse trasudanti nei CANTI DAUNI e nell'IMPERO DI PAGLIA.

Parlo del poeta Gerardo Maruotti, meglio è dire che cercherò di farlo per- ché non è pleonastico affermare che le parole fanno fatica a venir fuori e che comunque esse nascondono l'enfasi e la retorica.

Ciononostante devo farlo per tra- mandare la viva memoria di chi come me ha avuto la ventura di conoscere profondamente il concittadino, l'uomo, l'amico, il poeta, lo storico.

Questa illustre figura si è spenta il 25 Febbraio del 2005.

Quel giorno si è spenta anche la voce di un grande scrittore che, per un cinquantennio, prima ha cantato la dura vita dei contadini nei campi dell'assolato Tavoliere pugliese e poi negli anni della sua maturità (dal 1977), ha raccontato la storia del suo borgo natale vista con larghi echi del mondo eugubino e lunigianese. Poi, da così ristretti ambiti locali, l'ha elevata, responsabilmente, ai livelli nazionali ed europei.

Ha fatto tutto ciò attraverso un serrato esercizio di costante e ferrea ricerca per far emergere i soli elementi di certezza dei documenti, esponendoli con uno stile di pensiero e di comportamento ben consapevole della delicatezza della sua attività letteraria, a volte espressa con citazioni erudite e preziose, volendo ricordare d tutti che era lette- rato d'origine.

 

Ne gli è mai mancato quel cipiglio necessario sì da non tralasciare aperture polemiche come quella mai sopita con lo storico accadiese prof. E. Paoletta e quella più serrata battaglia giornalistica condotta su " IL MATTINO " di Napoli (1977) per svellere remote usurpazioni.

Tutto ciò ha fatto per ridonare ai suoi concittadini la gloriosa storia perduta della propria terra appunto perché usurpata dalle omonime Sani' Agata del Mezzogiorno d'Italia, facendolo attraverso uno studio condotto con l'audacia del profeta fino alla pubblicazione, nel 1981, di SANT'AGATA DI PUGLIA NELLA STORIA MEDIOEVALE il cui testo costituisce la pietra miliare per la conoscenza storica del luogo.

Così ha operato anche per ITALIA SACRA PREISTORICA operando in un contesto di difficilissima penetrazione, sfatando il mito dello sconosciuto alfabeto eugubino che l'ermeneuta ha chiarito attraverso analisi comparate, adottando procedimenti sincronici, assonanze e dissonanze.

Allora la dissoluzione del "mistero" accende nuove e più autentiche domande di conoscenza visto che l'Italia non possiede solo antichità romane e monumenti rinascimentali o barocchi, ma piuttosto una assai fitta stratificazione di testimonianze storiche le quali tutte intervengono a comporre il tessuto della nostra identità culturale.

A questo intreccio di storie e di culture appartiene anche Sant'Agata di Puglia che gli studi e le varie pubblicazioni maruottiane hanno eloquentemente chiarito.

Così, proprio per investire sulla nostra identità, per valorizzare la varietà del nostro patrimonio culturale e per non rimanere inerti di fronte alla così particolare bellezza del nostro paese, dobbiamo onore e gloria al nostro storico perché egli ci ha indicato, in maniera non equivoca, come leggere le nostre pagine di storia così bene incastrate in quella generale che sviluppa dalla preistoria all'età moderna e contemporanea.

Egli pertanto rimane une dei pochi protagonisti del nostro tempo le cui orme si possono avvertire sin d'ora in tutta la loro portata.

lo sono testimone della sua intensa attività, della sua passione e dello zelo nell'assolvimento del suo lavoro  mai imposto da alcuno - condotto sempre con pazienza, con perseveranza, con tenacia.

Sono questi i frutti della sua vivissima intelligenza che traspariva da ogni suo atto e da quei due occhi chiarissimi, azzurri come il cielo, magnetici come due poli ma pur dolci e concessivi.

Quant'altro dovrei dire di Gerardo!

Invece sono sopraffatto da tenerezze e ricordi che prevaricano il razionale disquisire sulla sua attività.

Tanto ha scritto Gerardo che io neppure cito, ma che, nel percorrere questo breve iter, non posso non ricordare un suo testo fuori dal solco santagatese:

FORCHIA, SEDE DI GASTALDATO dell'anno 2000, testo che paragono ad uno slalom gigante condotto su una pista scivolosa, ma con sicuro approdo.

Non posso non ricordare Giannantonio, Piscopo, Galasso, Nasillo, Sbragi, Vallone che hanno scritto di lui o le schiere di amici ed estimatori di vecchia data oppure quelli entrati in tal novero in anni recenti.

Meglio di tutti lo ricorderò io per i ventotto lunghi anni di collaborazione offertigli e vissuti quotidianamente fianco a fianco; meglio lo ricorderò per avermi indicato la via della verità e della risolutezza oltreché per avermi sostenuto e incitato ad affrontare un mio per- sonale riscatto, nell'ambito delle mura cittadine, per la riconquista della paternità di alcune mie opere edilizie che, per onorare la sua memoria, condurrò a termine e pubblicherò.

Lo ricorderò attraverso immagini che lascerò riaffiorare dalla mia memoria …

 

Gerardo Maruotti Originario di Sant’Agata di Puglia, dove nacque il 2 giugno 1924, è morto il 25 febbraio 2005 a Napoli, sua città di adozione dagli anni dell’insegnamento.
Come romanziere, poeta e studioso della Daunia ha pubblicato importanti opere letterarie, alcune segnalate anche a livello nazionale.
Uno dei suoi tre figli, l’eminente giurista Luigi Maruotti, è Presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato.