(13/05/2020)
I CANTI DELL’INFANZIA AL PAESE


di Mario De Capraris

Sono diversi i canti che si sentivano da ragazzi a Sant’Agata. Si trattava in genere di canti religiosi che venivano cantati in chiesa. Si cominciava ad ascoltarli abbastanza piccoli, alla prima comunione, nella chiesa di Sant’Angelo dove si arrivava col vestito buono, la cravatta con l’elastico e la fascia con i bordi dorati al braccio, e il canto non poteva che essere “Oh che giorno beato, il ciel ci ha dato”. Per la cerimonia ovviamente c’era stato tutto un lavoro di preparazione in cui si era imparato l’atto di dolore e i comandamenti. Tra questi ultimi si rimaneva perplessi su “Non fornicare”. Non si capiva che c’entrassero le formiche, ma andava bene lo stesso. In chiesa era più che mai una festa con i vestiti bianchi delle ragazze, la chiesa addobbata, la foto sulla scalinata, le suore.

In altre occasioni, sempre in chiesa, capitava di sentire “T’adoriam ostia divina, t’adoriam ostia d’amor” oppure “Noi vogliam Dio che è nostro padre”.

A maggio nella chiesa delle Grazie piena di rose “Bella tu sei qual sole, bianca più della luna”.

E poi ecco il canto più alto “Tantum Ergo Sacramentum” che veniva eseguito in una solenne messa cantata con tanto di turibolo portato in giro e relativa nuvola di incenso. E siccome in paese, come era solito, si ascoltava o il dialetto o il latino ma non l’italiano, ecco l’ennesima declinazione nel latino incomprensibile “Genitori genitoque laus et jubilatio salus, honor, virtus quoque”. Com’era bello quel “virtus quoque” anche se non se ne capiva il significato. E poi alla fine della messa l’indimenticabile cantato “Ite missa est”.

Un altro canto, famoso, era quello del venerdì santo “Trema il mondo e il ciel si oscura, la grand’alma …..”

Un canto trascinante che sapeva trasmettere il giusto sentimento della Passione, mentre veniva accompagnato dalla banda, che non eseguiva la solita marcetta ma una musica imponente, drammatica, da colonna sonora di film.

Di ben altro tenore erano i canti fuori delle chiese, che avevano un’aria più agreste, da festa paesana, tipo quando ci si ritirava dal pellegrinaggio alla Consolazione che si cantava “Simme sciute simme venute, quanda hrazie che avimme avute”. Oppure “San Gerarde quann’era guaglione ….”

Infine a Natale quando oltre “Tu scendi dalle stelle” si cantava “Bambinello bello bello” che oggi non si canta più perché preferiamo “Jingle bells”.