(09/05/2019)
I concetti filosofici alla base della nostra cultu


di Rina Di Giorgio Cavaliere


di Rina Di Giorgio Cavaliere

 

Con il declino della città e il peggioramento delle condizioni di vita tra il 1400 e il 1500 si diffonde in Europa un nuovo modo di concepire la vita dell’uomo: è necessario riacquistare fiducia in se stessi e inventare nuovi modelli culturali. Iniziano i grandi viaggi in America, Africa, Asia: Colombo inaugura una nuova era con la scoperta del continente americano.

Durante il periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento la letteratura, l’architettura, la pittura conoscono uno sviluppo meraviglioso e l’invenzione della stampa, a caratteri mobili, frutto di un processo d’incontro e scambio di conoscenze fra i popoli, favorisce la diffusione del libro. La cultura rinascimentale propone anche una nuova visione della politica (da evidenziare l’inglese Moore e l’italiano Machiavelli), di conseguenza i principi e i mercanti diventano sostenitori e divulgatori dell’arte. Architetti e pittori, per adeguarsi ai tempi nuovi, ricercano tecniche innovative e il sapere tecnologico progredisce a partire dall’esperienza pratica: tecnica, scienza e magia.

Il percorso della civiltà rinascimentale può essere sintetizzato nell’evoluzione artistica, nelle nuove tecniche, nella scienza sperimentale (astronomia, astrologia, alchimia) del grande Maestro Leonardo da Vinci, diffusamente commemorato il 1° maggio 2019, a distanza di cinquecento anni dalla morte. Tra gli eventi si sono alternate pubblicazioni, inchieste e mostre, come quella tenutasi a Vinci intitolata “Leonardo Vive”, dove è stato esposto in anteprima mondiale il contestato reperto (una ciocca di capelli – reliquia), già denominato “Les cheveux de Leonardo da Vinci”.

Se l’Umanesimo è una nuova concezione di vita, il filosofo Pico della Mirandola (1463-1494) è uno dei protagonisti del rinnovamento culturale. E’ possibile definire la sua opera “Manifesto dell’Umanesimo”, perché afferma la nuova dignità dell’uomo, la creatura cui Dio concede la vera libertà di elevarsi moralmente con l’arte. La prima metà del ‘900 e il periodo successivo ai due conflitti mondiali, soprattutto la caduta del muro di Berlino, hanno dato inizio all’epoca della globalità in senso vero, quella contemporanea. Scienziati, artisti e letterati hanno partecipato necessariamente al dibattito complesso sul destino dell’Europa: la fine dell’Europa e la speranza della rinascita.

Numerosi i filosofi che hanno dedicato ampi spazi nei loro scritti, come G. Gadamer con l’opera “L’eredità dell’Europa”, in cui parla della condizione esistenziale dell’uomo europeo. Allo stesso modo J. Deridda argomenta sulla difficile e nuova responsabilità per gli europei: l’Europa può sviluppare uno stare insieme che, nel rispetto dell’alterità e della diversità, sia una svolta per l’avvenire. Sin dal tempo dei Greci la filosofia ha contribuito a caratterizzare la civiltà europea. Le scienze, anche se evolute come quelle moderne, non sono in grado di dare tutte le risposte e non possono soddisfare da sole il nostro bisogno di senso complessivo dell’esistenza.