(07/03/2019)
8 MARZO, FESTA DELLA DONNA
il vero significato di questa ricorrenza ci porta al 1908

di Samantha Berardino

 
Questa sera i locali saranno pieni di donne che festeggeranno l’anniversario dell’8 marzo senza neanche sapere perché.
Lasciati a casa mariti, figli, fidanzati e amici uomini, si recheranno in qualche pizzeria o in discoteca credendo di rivendicare pari opportunità e pari dignità.
È in questo ridicolo consumismo la festa della donna?
E poi ci sono le mimose che, si sa, sono gli splendidi fiori che accompagnano questa festa ma che tante signore ricevono senza un vero motivo, senza che sia accompagnato dalla consapevolezza che le donne sono libere al pari di ogni individuo.
Libere al pari degli uomini, sì, ma non uguali.
Come potrebbero?
La giornata internazionale della donna si festeggia l’8 marzo in seguito ad un evento sospeso tra realtà storica e leggenda. Quel giorno, infatti, nel 1908, negli Stati Uniti sarebbe avvenuto un grave incendio nell’industria tessile ‘Cotton’. Qualche giorno prima, le operaie dell’azienda iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale) e le 129 operaie prigioniere all’interno non ebbero scampo.
Ma questo episodio sarebbe un falso storico che si ispira ad un fatto di cronaca avvenuto, però, solo nel 1911.
C’è di vero che difficili condizioni di lavoro, divieto di sciopero, abuso della manodopera femminile erano una realtà fino a pochi anni fa e lo sono ancora in alcune parti del mondo.
Oggi infibulazione, stupri, maltrattamenti familiari, violenza psicologica sono temi attuali di altissima risonanza.
E ancora sfruttamento, schiavitù, diritti civili negati alle donne italiane e straniere, mobbing (molestie sul luogo di lavoro), stalking (perseguitare una persona che si afferma di amare).
La differenza (soprattutto quella tra uomo e donna) è la fonte della vita. Guai ad annullarla. Guai a non comprenderla e non preservarla purché questa diversità non significhi disparità.
Perché le donne abbiano possibilità di inclusione sociale e lavorativa a seconda dei propri meriti. Perché non debbano scegliere tra famiglia e carriera. Perché abbiano accesso ai posti di potere e alle cariche politiche. 
Perché, prima di tutto, siano rispettate nella loro identità e nella loro diversità, dagli uomini e dalle altre donne.
Speriamo solo che questa ansia di uguaglianza (e non di parità) non si trasformi in un’omologazione di genere deviante e pericolosa.
Con queste premesse ora è possibile porgere gli auguri a tutte le donne. Non solo per oggi ma per un futuro di là da venire.