(12/02/2019)
IL LUPO DAL MONDO DELLE FAVOLE....ALLA STORIA


di Dora Donofrio Del Vecchio
Foto trovata sul web
 Foto trovata sul web


Il decreto n. 644 del 16 maggio 1810 del re di Napoli Gioacchino Murat dichiarava guerra aperta ai lupi, facendo uscire il feroce canide dal mondo della favole per introdurlo nelle vicende storiche e sociali del territorio.

I lupi infestavano moltissime località del Regno , soprattutto quelle interne e montuose.

Si ha notizia di provvedimenti adottati  per lo sterminio dei lupi  nelle Province di Principato ed Abruzzo già da un registro della Cancelleria angioina del 1292, anno in cui fu ordinato ai giustizieri di nominare quattro uomini per uccidere i lupi (Registro Angioino 58, fol. 195).

In Puglia la presenza dei lupi costituiva una minaccia costante per l’incolumità degli uomini e delle greggi. Le zone maggiormente infestate erano quelle del Gargano, del Subappennino Dauno, quelle confinanti con l’Irpinia, la Basilicata, l’Abruzzo-Molise.

Il lupo aveva tanta familiarità con il territorio che si spingeva nella campagne con i primi freddi autunnali, tenendo in continua apprensione contadini e pastori.

Per quest’ultimi in particolare, il lupo costituiva un motivo di seria preoccupazione perché assaliva animali di ogni taglia ed anche l’uomo se isolato. Irrompeva da solo o in branchi, sfidando feroci cani.

Nei giorni di massimi rigori  invernali per la fame arrivava alle porte dei paesi, seminando panico nelle popolazioni.

Allora l’uomo disponeva di semplici mezzi di difesa ed offesa, oltre a cani e trappole, assolutamente insufficienti ed inadatti a fronteggiare la fiera.

Le località locali  sollecitavano gli organi superiori ad adottare gli opportuni provvedimenti atti a dare tranquillità all’uomo ed a proteggere l’attività agricolo-pastorale.

Così il re Gioacchino Murat nel 1810 decretò di concedere un premio di ducati sei a chi ammazzava una lupa gravida, ducati quattro per un lupo, ducati due per un lupacchino grande quanto una volpe, un ducato per ogni lupacchino preso dal nido. Un premio di ducati venti veniva concesso a chi ammazzava un lupo o una lupa che avesse aggredito un ragazzo o un uomo.

Per avere il premio bisognava portare al sindaco della località la testa dell’animale ucciso.

A Sant’Agata in quel periodo nella carica di sindaco era Michele Vinciguerra, cui seguì Giuseppe Del Buono. A loro toccò prendere tutti i provvedimenti per sterminare i lupi che minacciavano l’incolumità della popolazione e del bestiame, ricorrendo anche all’uso di armi da fuoco

Così il lupo, animale intelligente e perspicace quanto famelico e vorace, perse la sua battaglia e l’uomo riuscì a sterminarlo ricorrendo, in tempi più recenti, anche all’uso di esche a base di stricnina.

Sembrava rimanere ormai relegato nei  libri delle favole e nelle carte d’archivio quando una serie di interventi legislativi lo riabilitano e la situazione si ribalta a vantaggio del feroce canide.

La legge del 27 dicembre 1977 n. 968 relativa alla tutela della fauna e alla disciplina della caccia poneva il lupo tra le specie protette, con una sanzione da 500.000 a tre milioni di lire e la revoca della licenza di caccia per chi violava la disposizione di legge.

La Regione Puglia a sua volta, con la legge regionale del 27 febbraio 1984, n. 10, ribadiva e confermava la disposizione di legge nazionale, con grande soddisfazione delle associazioni protezionistiche.

Ma è di oggi la notizia della presenza di lupi sul Gargano, donde i pastori preoccupati chiedono provvedimenti e interventi che tutelino il bestiame e l’uomo.

Insomma, quando e come si stabilirà una pace tra l’uomo e il lupo? E sarà vera pace? 

Dora Donofrio Del Vecchio