(03/09/2018)
LUCI D'AGOSTO


di MaestroCastello

LUCI D’AGOSTO.
“Nella mia terra la luce ha una sua qualità particolarissima: fulgida, nitida, come se non venisse dall’oggi ma dall’età classica”. 
Prendo in prestito questa citazione da William Faulkner e aggiungo che nella mia di terra, Sant’Agata di Puglia, tutto è magico d’agosto, non solo la luce, così l’aria, i sassi, le voci e i silenzi , gli odori, gli sguardi della gente che ti parla senza proferire parole. Bello vedere chi non ti conosce, eppure ti saluta; questo calore umano non lo trovi da altre parti.
Sono state due settimane d’incanto ad ingoiare emozioni senza respiro, ricordi da ruminare nei mesi freddi dell’inverno.ì
È stato bello stringere mani di amici di un tempo, rivedere visi dimenticati, ascoltare termini dialettali di cui avevi perduto memoria. 
Passare in rassegna stradine del paese che non percorrevi nemmeno da bambino.
Ingurgitare aria fina, assaporare piatti “poveri”, poveri per modo di dire, che in città te li sogni: pasta, rucola e patate, cicatelli con i talli, pollo ruspante che per staccare la carne dall’osso ci vuole il frullino.
E poi la Piazza piena di luci la sera, gremita di sguardi curiosi, di sorrisi, di amici che in massa t’invitano a bere qualcosa. 
Il calore umano di cui avevo tanto bisogno esiste ancora e l’ho trovato qui ad ottocento metri di altezza sul mare, a Sant’Agata di Puglia detta “la spiona”, perché affaccia sulla Daunia tutta , fino al mare.
Mi sono tuffato ad occhi chiusi nell’euforia dell’estate cittadina e ne porto belle sensazioni in valigia: canti, balli, mostre di quadri, presentazione di libri, feste rionali, giornate con parenti ed amici, la festa del santo patrono, la fiaccolata della vigilia, i tre giri di rito intorno a San Rocco, il mercato del martedì, le passeggiate in piazza, la pizza con gli amici e tutte le sere, prima di andare a dormire, la solita birra media coi soliti due amici, Franco e Narduccio, per chiudere in bellezza ogni giornata.
È vero, ha piovuto spesso il pomeriggio, ma poi smetteva e a sera ci riversavamo tutti in piazza. 
Il paese è terapeutico, fatto di scale da cima a fondo, una palestra a cielo aperto che se dalla Piazza sali a piedi al Castello un paio di volte in un giorno; di sicuro qualche chiletto lo perdi. 
Ai viaggi altrove, quest’anno, ancora una volta, ho preferito il paese che mi ha ossigenato l’anima, mi ha riconciliato con me stesso. 
Là, su quella montagna di pietre e di case che si svuotano, c’è poco e c’è tutto; ma c’è proprio quello che serve a chi è vissuto troppo in città, per ristabilire il giusto rapporto con te stesso, 
ritrovare la serenità e la gioia di una vita finalmente a passo d’uomo.
Buona vita!
(giovanni)