(09/12/2017)
LE NOSTRE TRADIZIONI : LU VRASCIÉRE


di MaestroCastello

In un paese di montagna come Il mio quando arrivava l'inverno e si gelava di freddo, quello vero, per riscaldarti avìv'appiccè ru ffuóche. Chi aveva la fortuna di tenere il camino in casa (lu fucurìle) era un fortunato, altrimenti c'era la classica stufa cu la bombola che riscaldava meno, ma la potevi spostare nei vari ambienti. Eppò stéva lu vrasciére , (il braciere) che era un recipiente in rame o in ottone di forma cilindrica, sul bordo del quale erano montate due maniglie per facilitarne il trasporto.
Veniva riempito con tizzoni e carboni accesi che si consumavano lentamente. 
Con una paletta anch’essa di rame o di ottone, si coprivano i tizzoni ardenti con la cenere (se cummuglièva) per prolungare la durata dei carboni.
Lu vrasciére è stato sicuramente tra i più antichi strumenti per il riscaldamento domestico e fino agli anni 60, era praticamente una necessità in tutte le case. A lui si riconosceva anche il merito e la capacità di rinsaldare i legami tra i membri della famiglia che si disponevano intorno ad esso, con i piedi appoggiati al supporto circolare di legno a cui il braciere era incastrato, per soddisfare quel bisogno di calore domestico.
Erano quelli i momenti in cui ci si relazionava: si narravano storie ( li cunde) ai più piccini, si discuteva dei problemi della famiglia, non mancava qualche pettegolezzo, mentre le donne con le mani e con la bocca cucivano, facevano lavori all’unciunetto oppure stiravano con un piccolo ferro riscaldato sui carboni ardenti. Mia madre metteva spesso ad asciugare i panni nelle vicinanze del braciere.
Gli uomini tiravano la pipa di trinciato forte o fumavano una sigaretta rigorosamente accesa dal braciere; mentre i più giovani arrostivano castagne o ficcavano qualche piccola patata fra la cenere.
Per profumare l’ambiente si soleva poi buttare nella brace un po’ di scorze di limone o di arancia o mandarino.
Ricordo che a noi piccoli che eravamo sempre irrequieti ci capitava spesso di finire faccia avanti fra i carboni accesi, scottandoci braccia e ginocchia; allora mia madre correva a prendere della neve per strada e ci faceva impacchi freddi sull'arto scottato.
Ricordo poi che alle donne che sedevano troppo appiccicate al braciere, a lungo andare, sulla pelle delicata delle gambe si formavano delle macchie che ricordavano il colore della mortadella: erano quelli che chiamavamo "li pariénde".
Se era un maschietto a stare troppo vicino al lu vrasciére, correva invece il rischio che il suo pantalone s'agghiurèva (diventava gommoso e poi s'induriva) nella parte che era stata troppo vicina al calore.
Col passare degli anni e l'avvento dei moderni mezzi di riscaldamento s'è persa l'usanza del braciere, ma con esso si sono persi, ahimè, anche certi valori che ci hanno tenuta unita la gente per tanto tempo.
(giovanni)

 

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