(09/12/2017)
ANDREA CHENIER


di Alfonso De Capraris
Umberto Giordano
 Umberto Giordano


Casa natale di Umberto Giordano a Foggia ( prima dei bombardamenti )
 Casa natale di Umberto Giordano a Foggia ( prima dei bombardamenti )


 

Per parlare dello Chénier protagonista melodrammatico, penso che sia opportuno ed utile tratteggiare prima un breve profilo sul piano storico del personaggio vissuto realmente, che sicuramente aiuterà a meglio cogliere l’essenza del dramma giordaniano.

Il suo vero nome era André-Marie Chénier, poeta francese (1762-1794); grazie al salotto della madre, donna colta, frequentato da uomini di cultura, anche anch’egli poté giovarsi di queste frequentazioni. Dopo alcune esperienze acquisite in campo militare prima e diplomatico poi in qualità di segrerario dell’ambasciata francese a Londra, rivolse i suoi interessi verso le istanze che ispiravano la Rivoluzione francese, di cui, però, ben presto rifiutò le logiche estremistiche, schierandosi dalla parte del re Luigi XVI, alla cui morte non poté evitare il carcere ed il conseguente patibolo, nonostante le intercessioni a suo favore effettuate dal fratello eminente uomo politico.

Questa tragedia costituisce il canovaccio dell’Opera di Umberto Giordano (Foggia 28 agosto 1865-Milano 12 novembre 1948), la cui genesi ed il successivo grande successo si devono ad un caso fortuito e nello stesso tempo fortunato per l’Autore, nonché per noi foggiani; infatti il librettista Luigi Illica aveva scritto originariamente il libretto per il musicista Alberto Franchetti, il quale, bontà sua, lo passò al Nostro.

Tragedia umana, dunque, e dramma musicale dalle tinte fosche e fortemente accentuate, che Umberto Giordano, uno dei massimi esponenti del verismo musicale italiano, in grado di tessere un discorso musicale oltre modo moderno ed interessante, ha saputo bene mettere in evidenza, affidando ad ognuno dei personaggi, peraltro numerosi, un ruolo importante; non ci sono, infatti, prime parti, tutti sono comprimari, pur riservando al protagonista il compito di condurre l’ascoltatore verso vette elevatissime.

La trama ricalca nelle sue linee generali la storia di André, sublimata dalle note giordaniane che la rendono ancora più affascinante, essa si dipana in quattro quadri sullo sfondo della Rivoluzione fra il 1789 ed il 1794, e si arricchisce di una relazione amorosa fra il protagonista e Maddalena, figlia della contessa di Coigny, rimasta affascinata da una poesia improvvisata, su sua richiesta, dal poeta. Intanto l’azione rivoluzionaria si fa sempre più pressante, e Maddalena, che agli occhi dei rivoluzionari appare come una rappresentante dell’aristocrazia, viene perseguitata dagli stessi, capeggiati da Carlo Gérard ex servitore di casa Coigny, innammorato anch’egli della contessina, la quale, però, cerca protezione da Andrea caduto armai in disgrazia. Seguono una serie di avvenimenti, in uno dei quali Gérard, battutosi con Andrea, pur restando ferito, esorta Andrea a fuggire e mettere in salvo Maddalena, ma su istigazione della spia Incredibile ed accecato dalla gelosia per Maddalena, redige un atto di accusa nei confronti del poeta, oramai agli arresti, accusa poi ritrattata di fronte all’atto di Maddalena che gli si offre in cambio della salvezza di Andrea, ma è troppo tardi, perché il pubblico accusatore Fouquier Tinville riesce a fare condannare a morte il poeta, il quale salirà sulla carretta che lo porterà alla ghigliottina insieme a Maddalena, la quale con l’aiuto di Gérard, corrompendo un carceriere, riesce a prendere il posto di un’altra donna condannata a morte.

L’Opera, andata in scena in maniera trionfale la prima volta il 28 marzo 1896 alla Scala di Milano, ha avuto l’onore di essere allestita nei maggiori teatri del mondo, riscuotendo ovunque grandi successi; l’ultimo in ordine di tempo, al di là dei due milioni di telespettatori, quello ottenuto ieri 7 dicembre, alla Scala di Milano, con cui si è aperta la stagione lirica 2017-2018, dove il lavoro si è avvalso della partecipazione di un cast d’eccezione, in cui spicca la splendida figura di Anna Netrebko che non ha bisogno di presentazione, al pari del Direttore Riccardo Chailly che la diresse già nel 1985, e del regista Mario Martone.