(25/09/2017)
PERSONAGGI SCOMPARSI CHE NON DOBBIAMO DIMENTICARE: ADIUTRICE ANZANO EDUCATRICE


di Redazione
Scolaresca Ins. Pompea Cutolo Di Lorenzo 1920
 Scolaresca Ins. Pompea Cutolo Di Lorenzo 1920


La rividi alcuni mesi prima che,tacita, se ne andasse la buona maestra, là nel suo avito palazzo, sola con le sue memorie e con le sue lagrime, esile, con il piccolo scialle sulle spalle, dagli occhi stanchi che ancora esprimevano un sentimento. Mi parlò con voce velata dei suoi dolori e dei suoi lutti, mi riportò, lontano, agli anni in cui mi amò scolaro, mi ricordò, nostalgica, la dolce compagnia di chi insieme teneramente amammo e perdemmo, inconsolabilmente. La mia buona maestra non è più; ora è là che più non parla, più non sorride e non alimenta generosi sogni di gloria: è nel nostro cuore memore, è viva nel nostro animo riconoscente, esempio luminoso di probità morale, di pensosa religiosità, di devozione ad ideali civili e patriottici. A me piace ricordarla perché la sua memoria viva e perché il suo esempio illumini le giovani generazioni ed il suo magistero educativo sia a tutti incitamento e monito. Ella onorò la scuola e sentì che l’ insegnamento è opera d’ arte e d’ amore; non appartenne alla schiera dei teorici lontani dalla concreta realtà della scuola; trascorse la sua vita operosa tra i fanciulli ed offrì loro i tesori della sua esperienza come dono prezioso del pensiero fatto azione e da questa rafforzato sui princìpi essenziali. Esempio di umiltà e di dedizione al dovere, impareggiabile suscitatrice d’ un mistico interesse per la cultura, portatrice gioiosa della verità che non imponeva ma che faceva scoprire, gelosamente rispettosa della autonomia e della libertà del ragazzo, generosa dispensatrice di quella morale che tutta inondava il suo spirito inquieto, mai pago delle altezze raggiunte, sempre proteso alla scoperta di orizzonti più ampi e più sereni, insoddisfatto delle conquiste pur luminose che negli anni del suo magistero aveva raggiunto. Le sue lezioni furono un dialogo, capace d’ istaurare un rapporto discorsivo ampio e aperto: il suo insegnamento celebrò la perenne giovinezza dell’ educatrice di razza: tra i piccoli educandi sentì perenne rifluire nel suo animo il soffio rigeneratore di una miracolosa quotidiana crescita e crebbe con essi e, quasi d’ incanto, ogni sforzo si addolciva e il desiderio di possedere integra la verità diveniva sempre più acuto e la sua generosità si addolciva e i piccoli, gioiosi, scoprivano la difficile via da percorrere, non fatti uomini innanzi tempo ma resi capaci di risolvere i loro piccoli problemi e di ricostruire il loro avvenire senza inutili drammi interiori e senza ansie ma pur dominati dalla bramosia d’ imparare come ad ora ad ora l’ uomo s’ eterni. Fu una precorritrice della nuova scuola che pur sognarono Lombardo Radice e Giovanni Modugno: scuola rispettosa della libertà che non uccide le anime, ch’ è opera di creazione, suscitatrice di novelle energie, formatrice di coscienze. Fu Adiutrice Anzano << l’ arteflex fortunae puerorum>>, l’ artefice dell’ avvenire dei piccoli nei quali accese la stessa ansia di conoscenze e di perfezione che urge nello spirito dell’ artista, fatta di travaglio e di estasi, di macerazione interiore e di gioia. Non sciupò l’ incanto con cui il fanciullo guarda il mondo e la vita; non turbò il suo sogno e con lui, accanto a lui, eterno poeta-fanciullo, comandò alla materia inerte perché divenisse vita e la materia visse: impose al vento ed alle nuvole di fermarsi ed il vento e le nuvole si fermarono per lei; intese dialoghi con animali e piante e tutto prese vita e le pietre parlarono e, insieme, commossi, sentirono l’ eco di quel murmure e di quella armonia che, di cosa in cosa, sale fino a Dio. Ella concepì la scuola come veramente scuola: fu educatrice rispettosa del grande tesoro che i piccoli consegnano: l’ innocenza e il grande mistero dell’ animo; per lei la scuola fu vita con le sue gioie e i suoi crucci, con le sue aspirazioni e le sue delusioni, con i suoi dolori e con le sue lotte; fu il suo grande dramma e il suo paradiso. La sua immagine rimane viva in me come ammonitori rimangono i suoi insegnamenti. Molti anni son trascorsi d’ allora, da quando in quella aula povera volava il suo piccolo aeroplano di latta che la mia fantasia alimentò di sogni e di speranze. Nelle ore in cui lo spirito ha bisogno di incitamento, nelle quotidiane battaglie per l’ educazione dei giovani – ed ella sa quanto grande è il bisogno che tutti avvertiamo in quest’ ora difficile – ella darà ispirazione e coraggio e dal Suo insegnamento trarremo motivi ed auspici con quello stesso spirito con cui l’ Alfieri, dopo aver mirato desioso i campi e il cielo, dopo che << nello vivente aspetto gli molcea la cura >> con il pallor della morte e della speranza nel volto, andò tra i marmi di S. Croce ad ispirarsi e solo da quella pace solenne sentì emanare una forza misteriosa e divina.

 DONATO CELA

 Tratto dalla rivista L'INCONTRO dell'Associazione dei Santagatesi residenti in Roma