(28/05/2016)
UNA STORIA SALVATA


di Rosario Brescia

Esistono storie note e narrate. E ci sono storie ignote e negate. Quella di Domenico Perrone, giovane santagatese trucidato in Friuli nell’aprile del ’45, a guerra ormai finita da un gruppo di nazifascisti in ritirata, apparteneva al secondo, infelice gruppo di storie. Fino a ieri. Un Sindaco, e due associazioni culturali, oggi, le ridanno dignità.

Aveva poco più di 20 anni Domenico Perrone quando, il 30 aprile del 1945, a guerra ormai finita, fu vigliaccamente trucidato da un gruppo di nazifascisti in ritirata, a San Giorgio di Nogaro, in Friuli.

Una storia, quella di Domenico, da allora rimasta viva solo nei cuori dei suoi familiari, dopo che suoi resti vennero portati a Sant’Agata di Puglia, suo paese natio, nel giugno del 1952, nella più totale indifferenza delle istituzioni.

E di Domenico Perrone, giovanissimo sarto ucciso a guerra ormai finita dall’arrogante e disumana crudeltà di chi in quel tremendo conflitto aveva smarrito anche la pietà, a Sant’Agata di Puglia non si parlò più.

Ma, come a volte succede, se non è la storia nel tempo a cercare riscatti, prima o poi ci pensa la vita, nella sua risaputa stranezza, a trovare una strada.

Ed è così che due sodalizi locali, l’Associazione Santagatesi nel Mondo e il Circolo Lettori Kelvin 310, ad oltre 70 anni di distanza da quel tremendo aprile del ’45, vengono casualmente a conoscenza della commovente vicenda di quel loro concittadino che da oltre mezzo secolo risultava perso nella storia giacché abbandonato dalla memoria.

Dalle pagine di un coinvolgente racconto scritto nel 1994 da Michele Perrone, fratello di Domenico e curato qualche anno dopo dallo scrittore Piero Lotito, giornalista de “Il Giorno” di Milano, apprendono degli annuali pellegrinaggi di Michele a San Giorgio di Nogaro, in visita al cippo e alla lapide che ricordano la morte del fratello, ucciso senza alcuna pietà nei pressi del cimitero di quel paese.

I componenti delle due associazioni capiscono quindi che a quella storia manca un tassello importante, che la stessa è sospesa tra l’isolamento del silenzio e il desiderio di un urlo: una storia appesa da oltre 70 anni tra l’amarezza dell’incontro con un fatto di odio, e l’ansia dell’attesa di un gesto d’amore.

Si rivolgono allora al Comune. Coinvolgono il loro Sindaco, gli fanno conoscere la vicenda di quel loro concittadino: gli raccontano di come la storia di Domenico fosse andata perduta proprio nel suo paese, Sant’Agata di Puglia, mentre, viceversa, nella cittadina friulana dove lo stesso perse la vita, San Giorgio di Nogaro, ogni anno continuano a ritrovare sentimenti di memoria in suo ricordo.

La risposta del Sindaco Gino Russo non tarda ad arrivare: “Nessun sacrificio speso in favore della libertà deve mai essere dimenticato; un figlio innocente di questa nostra terra, sacrificato dalla follia umana sull’altare dell’odio, merita di essere ricordato con gesti di riconciliazione. Anche una storia dolorosa come questa ci può aiutare a capire che la grandezza della vita è sempre e comunque più giusta, più forte anche della morte”.

Alle parole del Sindaco, seguono subito i fatti: una stele in pietra viene fatta realizzare dal Comune in memoria di quel ragazzo barbaramente ucciso nel 1945, a guerra già finita.

La contestuale ristampa del racconto che narra della drammatica vicenda di Domenico Perrone, restituisce, infine, e finalmente, dignità a quella storia dimenticata, riconsegnando alla stessa il dovuto, giusto, suo enorme valore.

Quello della testimonianza. 

Rosario Brescia