(10/02/2016)
FOIBE : IL 10 FEBBRAIO IL GIORNO DEL RICORDO
n memoria delle vittime delle foibe, le cavità carsiche in cui furono gettati i corpi di molti italiani uccisi sul confine jugoslavo

di Samantha Berardino

Dopo la Giornata della memoria del 27 gennaio dedicata alle vittime dell'Olocausto, con lo stesso scopo di non tacere e non dimenticare un'altra pagina cruenta della nostra storia, il 10 febbraio in Italia si celebra il Giorno del ricordo, in memoria dei martiri delle foibe, ennesimo esempio di pulizia etnica, al pari degli efferati crimini nazisti.

La ricorrenza non nasce per celebrare, quanto per dare luce a una vicenda molto complessa tenuta nascosta per 60 anni e per non dimenticare l'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e le più complesse vicende del confine orientale.

Siamo in Istria nel 1943, quando ormai era caduto il fascismo dell'Italia e le truppe e i corpi di polizia erano disorientati dalla situazione. In questa atmosfera, i partigiani di Tito marciano verso Trieste per conquistare terreno e prendere i territori italiani della Dalmazia e dell'Istria.

Sono gli anni dell'esodo istriano o esodo giuliano-dalmata, significativo fenomeno di diaspora che si verificò al termine della seconda guerra mondiale dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia da parte della maggioranza dei cittadini di lingua italiana e di coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo, in seguito all'occupazione di tali regioni da parte dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito.

Gli eccidi furono perpetrati per motivi etnici o politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati i corpi di centinaia di vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, foibe.

In realtà la maggior parte degli eccidi fu svolta nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi e in questa pulizia etnica furono coinvolti prevalentemente cittadini di etnia italiana e, in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di etnia slovena e croata.

Le foibe venivano usate per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del Partito Comunista Jugoslavo di Tito.

Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, nonché alcuni documenti inglesi riportano che molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. In possesso di queste informazioni il Governo De Gasperi nel maggio 1945 chiese ragione a Tito di 2.500 morti e 7.500 scomparsi nella Venezia Giulia. Tito confermò l'esistenza delle foibe come occultamento di cadaveri e i governi jugoslavi successivi mai smentirono.

Il testo di legge che istituisce questa giornata arriva nel 2004 e segna un mutamento di atteggiamento da parte della comunità nazionale nei confronti degli esuli giuliano-dalmati. Alla legge si è arrivati con un consenso esteso delle forze politiche. La legge è arrivata dopo un lunga attesa della comunità degli esuli, durata oltre 60 anni. La divisione in blocchi dell'Europa aveva reso impossibile il riconoscimento dei loro diritti agli esuli. La caduta dei blocchi ha permesso che finalmente venisse riconosciuta la loro tragedia.

Il Giorno del ricordo viene celebrato dalle massime autorità politiche italiane con una cerimonia solenne nel palazzo del Quirinale al cospetto del Presidente della Repubblica. In contemporanea in molte città si tengono celebrazioni di commemorazione presso i monumenti e le piazze dedicate ai tragici avvenimenti.