(24/10/2014)
PERSONAGGI SCOMPARSI CHE NON DOBBIAMO DIMENTICARE : ADIUTRICE ANZANO EDUCATRICE


di Redazione

La rividi alcuni mesi prima che,tacita, se ne andasse la buona maestra, là nel suo avito palazzo, sola con le sue memorie e con le sue lagrime, esile, con il piccolo scialle sulle spalle, dagli occhi stanchi che ancora esprimevano un sentimento. Mi parlò con voce velata dei suoi dolori e dei suoi lutti, mi riportò, lontano, agli anni in cui mi amò scolaro, mi ricordò, nostalgica, la dolce compagnia di chi insieme teneramente amammo e perdemmo, inconsolabilmente. La mia buona maestra non è più; ora è là che più non parla, più non sorride e non alimenta generosi sogni di gloria: è nel nostro cuore memore, è viva nel nostro animo riconoscente, esempio luminoso di probità morale, di pensosa religiosità, di devozione ad ideali civili e patriottici. A me piace ricordarla perché la sua memoria viva e perché il suo esempio illumini le giovani generazioni ed il suo magistero educativo sia a tutti incitamento e monito. Ella onorò la scuola e sentì che l’ insegnamento è opera d’ arte e d’ amore; non appartenne alla schiera dei teorici lontani dalla concreta realtà della scuola; trascorse la sua vita operosa tra i fanciulli ed offrì loro i tesori della sua esperienza come dono prezioso del pensiero fatto azione e da questa rafforzato sui princìpi essenziali. Esempio di umiltà e di dedizione al dovere, impareggiabile suscitatrice d’ un mistico interesse per la cultura, portatrice gioiosa della verità che non imponeva ma che faceva scoprire, gelosamente rispettosa della autonomia e della libertà del ragazzo, generosa dispensatrice di quella morale che tutta inondava il suo spirito inquieto, mai pago delle altezze raggiunte, sempre proteso alla scoperta di orizzonti più ampi e più sereni, insoddisfatto delle conquiste pur luminose che negli anni del suo magistero aveva raggiunto. Le sue lezioni furono un dialogo, capace d’ istaurare un rapporto discorsivo ampio e aperto: il suo insegnamento celebrò la perenne giovinezza dell’ educatrice di razza: tra i piccoli educandi sentì perenne rifluire nel suo animo il soffio rigeneratore di una miracolosa quotidiana crescita e crebbe con essi e, quasi d’ incanto, ogni sforzo si addolciva e il desiderio di possedere integra la verità diveniva sempre più acuto e la sua generosità si addolciva e i piccoli, gioiosi, scoprivano la difficile via da percorrere, non fatti uomini innanzi tempo ma resi capaci di risolvere i loro piccoli problemi e di ricostruire il loro avvenire senza inutili drammi interiori e senza ansie ma pur dominati dalla bramosia d’ imparare come ad ora ad ora l’ uomo s’ eterni. Fu una precorritrice della nuova scuola che pur sognarono Lombardo Radice e Giovanni Modugno: scuola rispettosa della libertà che non uccide le anime, ch’ è opera di creazione, suscitatrice di novelle energie, formatrice di coscienze. Fu Adiutrice Anzano << l’ arteflex fortunae puerorum>>, l’ artefice dell’ avvenire dei piccoli nei quali accese la stessa ansia di conoscenze e di perfezione che urge nello spirito dell’ artista, fatta di travaglio e di estasi, di macerazione interiore e di gioia. Non sciupò l’ incanto con cui il fanciullo guarda il mondo e la vita; non turbò il suo sogno e con lui, accanto a lui, eterno poeta-fanciullo, comandò alla materia inerte perché divenisse vita e la materia visse: impose al vento ed alle nuvole di fermarsi ed il vento e le nuvole si fermarono per lei; intese dialoghi con animali e piante e tutto prese vita e le pietre parlarono e, insieme, commossi, sentirono l’ eco di quel murmure e di quella armonia che, di cosa in cosa, sale fino a Dio. Ella concepì la scuola come veramente scuola: fu educatrice rispettosa del grande tesoro che i piccoli consegnano: l’ innocenza e il grande mistero dell’ animo; per lei la scuola fu vita con le sue gioie e i suoi crucci, con le sue aspirazioni e le sue delusioni, con i suoi dolori e con le sue lotte; fu il suo grande dramma e il suo paradiso. La sua immagine rimane viva in me come ammonitori rimangono i suoi insegnamenti. Molti anni son trascorsi d’ allora, da quando in quella aula povera volava il suo piccolo aeroplano di latta che la mia fantasia alimentò di sogni e di speranze. Nelle ore in cui lo spirito ha bisogno di incitamento, nelle quotidiane battaglie per l’ educazione dei giovani – ed ella sa quanto grande è il bisogno che tutti avvertiamo in quest’ ora difficile – ella darà ispirazione e coraggio e dal Suo insegnamento trarremo motivi ed auspici con quello stesso spirito con cui l’ Alfieri, dopo aver mirato desioso i campi e il cielo, dopo che << nello vivente aspetto gli molcea la cura >> con il pallor della morte e della speranza nel volto, andò tra i marmi di S. Croce ad ispirarsi e solo da quella pace solenne sentì emanare una forza misteriosa e divina.

 DONATO CELA

 Tratto dalla rivista L'INCONTRO dell'Associazione dei Santagatesi residenti in Roma