(20/10/2014)
CON L' ITALIA PER I DIRITTI DI INTERNET


di Gerardo Antonio Cavaliere

Sta per entrare nelle fasi più impegnative la discussione di un testo che rappresenti il Bill of Rights della Rete italiana. 

Parte dall'Italia la dichiarazione dei diritti della Rete, che ha l'ambizioso obiettivo di mettere nero su bianco quelli che possono essere individuati quali veri e propri diritti di ciascun navigatore di Internet.

Dopo essere stata votata lo scorso 8 ottobre dalla Commissione istituita dalla Presidente della Camera Boldrini, la bozza italiana di dichiarazione dei diritti della Rete è stata presentata in occasione dell'apertura di una riunione collegata alle attività di presidenza semestrale del Consiglio dell'Unione europea. Con questo lavoro si cerca di dare forma e sostanza al “pieno riconoscimento di libertà, eguaglianza e diversità di ogni persona”.

Nonostante le difficoltà quotidiane che ciascun navigatore può incontrare nella Rete (si pensi alla Grande muraglia digitale cinese), si cerca di mettere un grande punto fermo su quelli che sono i principi fondamentali dei netizen. Il perno di tutto il testo è che Internet va riconosciuto come un nuovo spazio pubblico, privato ed economico, che abbisogna di regole e di tutele specifiche per essere sempre alla portata di tutti.

La bozza di Dichiarazione dei diritti di Internet, guidata da Stefano Rodotà, incontrerà la sua prima consultazione pubblica il prossimo 27 novembre. Pur fra le polemiche di qualcuno che si è schierato contro il testo, è da apprezzare lo sforzo con cui si vuole dare voce a imprescindibili diritti dei navigatori, come il diritto alla privacy, a evitare abusi dei sistemi e domicili informatici, all'accesso alla Rete “con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate” (per evitare il c.d. digital divide), alla neutralità della Rete stessa, all'identità di ogni persona, all'anonimato, all'oblio, ecc. Fra le tante enunciazioni di prioritaria importanza, troviamo anche il diritto all'autodeterminazione informativa, cioè la possibilità che ogni persona possa accedere ai propri dati, quale sia il soggetto che il detiene e il luogo ove siano conservati.

La bozza resterà quattro mesi in consultazione pubblica e poi potrà essere utilizzata per ispirare proposte di legge in Italia e in Europa.