(27/04/2010)
DON STEFANO CAPRIO 25 ANNI DI SERVIZIO SACERDOTALE


di Redazione

In aprile è 25 anni del servizio sacerdotale di don Stefano Caprio, parroco della concattedrale di Bovino. E la maggior parte di questo periodo lui passò in Russia. Giovanissimo arrivò nel paese che ancora non superò 70 anni del ateismo forzato e aggressivo; nel paese dove quelli che hanno riuscito a leggere il Vangelo si credevano fortunati, dove solo poco tempo prima andare alla chiesa era pericoloso: per questa “colpa” era possibile perdere lavoro, studio, a volte anche essere chiuso nella prigione o nel malinconio.Quando don Stefano arrivò in Russia esisteva solo una chiesa cattolica per tutto il paese, ma anche questa apparteneva all’ambasciata francese. Di fronte alla chiesa fu sistemato videoregistratore che fissava i tutti che entravano o uscivano. E in questa situazione il giovane sacerdote riuscì a fondare 5 parrocchie nelle 5 diverse città della Russia che esistono e funzionano anche oggi. Lui riuscì non solo trovare là i cattolici (che già non è facile nel paese dall’origine ortodosso) ma anche convincerli a superare paura e a registrare le loro comunità.Però questo era solo inizio. Noi non sapevamo quasi niente della chiesa ma anche della fede, a queste poche cose che sapevamo avevamo sentito dalle nostre nonne. Come si può vivere secondo il Vangelo e le leggi della Chiesa non sapendo ne uno ne altre? Venivamo da don Stefano con un sacco delle domande su la vita familiare, sui rapporti sul lavoro – che cosa pensa la Chiesa, che cosa dice il Vangelo? Un giorno sono venute le vecchiette e hanno chiesto: “Ma votare i comunisti è il peccato mortale o no?”. Non solo non sapevamo niente, ma anche non sapevamo fare niente: come partecipare nella messa, come fare la confessione e prima di tutto come pregare. E don Stefano Caprio diventò decano del collegio teologico. Sulla base delle sue lezioni sono cresciuti i primi veri cattolici praticanti.Ma anche questo non era tutto. Non abbiamo niente: né i vestiti liturgici, né le calici, né i negozi specializzati, né le chiese. Abbiamo dovuto fare tutto con le proprie mani e come ha dovuto spiegare don Stefano. Dall’inizio le messa erano organizzate negli appartamenti privati e quando finalmente il governo ha restituito ai credenti alcune chiese queste erano totalmente rovinate. Ricordo come don Stefano serviva la messa di Natale in una cappella appena ricevuta dal governo senza porta e senza i vetri nelle finestre. Era 28 gradi sotto zero. Con il gelo così solo partecipare nella messa era un gesto eroico, però noi eravamo vestiti nelle pellicce, nei capotti, nei guanti. Invece don Stefano non poteva vestirsi così… Durante la comunione le sue mani e le sue labbra furono attaccate al metallo surgelato della calice e dopo loro sanguinavano… e questo non era una sola volta. Durante la grave crisi economica anche noi stessi non avevamo niente: tanti hanno perso lavoro, ma anche a chi lavorava non pagavano lo stipendio. E a tanti di noi don Stefano Caprio letteralmente ha salvato la vita dividendo con noi tutto che aveva fino ad ultimi spiccioli, fino ad ultimo pezzo di pane. E qui devo ricordare con grande gratitudine anche il padre di don Stefano che era costretto sostenere non solo suo figlio ma anche tutti gli affamati parrocchiali…Sì, non sapevamo niente, non avevamo niente, però eravamo pieni dell’entusiasmo. E don Stefano sempre ci dava la mano dirigendo le nostre iniziative verso il vero cristianesimo con tanta pazienza e tanta saggezza. Siamo andati con lui nel primo pellegrinaggio dei cattolici russi sulle isole nel mar Glaciale artico vicino al circolo polare, dove si trovavo il famoso Gulag e dove erano uccisi migliaia dei cattolici sacerdoti e laici durante le purghe staliniane. Là abbiamo trovato una piccola cappella nel bosco dove loro servivano messa in pieno segreto, abbiamo fatto un altarino dalle pietre e don Stefano servì la messa. La foto di questo posto dopo fu regalata a Santo Padre Giovanni Paolo II. Però non solo i laici rispettavano e volevano bene a don Stefano. Quando i sacerdoti cattolici della Russia (in quel periodo erano già più di 400) dovevano rispondere alla domanda “Quali sono tre persone più degne di diventare vescovo?” hanno nominato tra tre nomi questo di Stefano Caprio. Ma lui non aveva neanche 35 anni! Si può raccontare delle sue attività ore e ore, forse anche giorni e giorni: seminario, beneficenza, centro culturale, trasmissioni radio e televisivi. Non per caso nella giornata di 850 anniversario della fondazione di Mosca, quando di fronte all’edificio del governo di Mosca fu fatto un palcoscenico dal quale i più celebri moscoviti parlavano davanti all’enorme folla, l’unico sacerdote a chi fu data questa possibilità era padre Stefano Caprio, il sacerdote cattolico nella ortodossa capitale del paese ortodosso! Durante il festeggiamento dell’anniversario del grande poeta russo Alexandr Pushkin fu nato lo slogan: “Pushkin è il nostro tutto!”. Per noi il “nostro tutto” è don Stefano Caprio.

Grazie, Stefano!

Olga Kvirkvelija, Bovino