(27/02/2019)
IL NOSTRO SISTEMA LINGUISTICO


di Rina Di Giorgio Cavaliere


 

“Il sistema linguistico di fondo di ogni lingua, non è soltanto uno strumento per mettere in suono delle idee, ma è piuttosto quello che dà forma alle idee stesse; il programma e la guida per l’attività mentale dell’individuo, per l’analisi che egli fa delle sue impressioni, per la sintesi del suo materiale mentale” (Whoff). Il Dizionario della lingua italiano ha più di quanto abitualmente sospettiamo; è una vera miniera di strumenti e servizi, tutti disponibili non appena affrontiamo la fatica di consultarlo. Permane lo strumento comunicativo, che rende possibile la formazione della società, determina la creazione e la trasmissione dell’identità del nostro popolo. E inoltre elemento prezioso con il quale coniugare in un’unica forma transculturale, indipendentemente dalla propria appartenenza etnica, la trasmissione di conoscenze, informazioni e concetti.

 Per questo le attuali trasformazioni profonde della scienza e della tecnica, della società e della politica non potevano non riflettersi sulla nostra lingua madre. I neologismi inseriti nell’edizione della Zingarelli 2019 evidenziano, purtroppo, una società incattivita e smarrita, in regressione. La risonanza della notizia è in gran parte riferita alle nuove parole competitive e supera il semplice impatto del comunicato. Al di là di ogni bilancio umano, economico o politico, definisce il modo attuale di percepire e apprendere la realtà, una nuova visione del mondo contemporaneo.

Tocca le nostre coscienze, che si devono confrontare nel dialogo quotidiano con gli avvenimento che premono e incombono in tempo reale nella nostra vita; spesso non c’è tempo sufficiente per elaborare e interpretare in modo equilibrato il messaggio, con il rischio di una saturazione d’informazione già per noi adulti. Piaget insegna che fino all’adolescenza è ben visibile quell’egocentrismo individuale che “si manifesta nella convinzione della onnipotenza della riflessione, come se il mondo si dovesse sottomettere ai sistemi e non i sistemi alla realtà. E’ l’età metafisica per eccellenza: l’io è abbastanza forte per ricostruire l’universo e abbastanza grande per incorporarselo”. Su questa realtà si deve avviare la formazione della capacità di decentrare il proprio punto di vista, individuare la reciprocità e la reversibilità di certi concetti e nozioni storiche, il carattere relativo di altri: prendere coscienza che gli avvenimenti del presente sono radicati nel passato e hanno una proiezione nel futuro.

La comunicazione telematica nel tempo sarà in grado di dare alle nuove generazioni di naviganti ulteriori possibilità di trasmettere e ricevere, ad alta velocità, automaticamente nella propria lingua le informazioni richieste. E’ importante, perciò, mantenere l’impegno educativo, culturale e civile in ordine alla promozione dei processi di nuova cittadinanza e interazione multietnica e multi religiosa: la coscienza storica, quella allenata a riprendere fiato, che sa ricomporre i tasselli della vita e della speranza, per riprendere il cammino con gli altri.