(02/02/2019)
PER S.BIAGIO UN'ANTICA DEVOZIONE A SANT'AGATA DI PUGLIA


di Dora Donofrio Del Vecchio
S.Biagio Foto di Gerarda Paternostro
 S.Biagio Foto di Gerarda Paternostro


 

Molto venerato, e da secoli, S. Biagio a Sant’Agata di Puglia. Ogni anno, il 3 febbraio, per il Vescovo Martire di Sebaste (Armenia), clero, municipio e popolo si ritrovano per celebrare la festa, rinnovando per un culto antico e molto popolare un'antica tradizione, chiave di lettura di molti peculiari aspetti di un ambiente contadino.Una chiesa dedicata a S. Biagio era a Sant'Agata già dal XII secolo e rientrava - come riferiscono il Guillaume ed il Lugano - nei possedimenti della Badia benedettina di Cava dei Tirreni. Risulta ancora difficile stabilire la sua ubicazione e dire se trattavasi di chiesa rurale o urbana, dal momento che neanche la toponomastica locale ne fa menzione.Nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo si trova il "cappellone" di S. Biagio che, con molta cautela, mancando una idonea documentazione, si potrebbe far coincidere con l'antico possedimento benedettino. Detta cappella, in cui si conserva una statua lignea del Santo, da farsi risalire almeno al XVI secolo, è stata sempre ritenuta di jus patronato del municipio che, per una consuetudine le cui origini si perdono nella notte dei tempi, ha provveduto alle spese per restauri, manutenzione e culto, stanziando altresì la somma necessaria per la celebrazione della festa del 3 febbraio con novena, vesperi, messa solenne, panegirico e distribuzione al popolo dei pani legati da nastrini benedetti. (La cappella, restaurata fu benedetta dal card. Corrado Ursi, presenti l'arcivescovo Salvatore De Giorgi e il vescovo mons. Renato Luisi il 20 luglio 1984. Ritenuta di particolare interesse artistico, fu restaurata anche la statua del Santo, a cura della Soprintendenza ai B.B.A.A. della Puglia, grazie all'interessamento del parroco arciprete don Michele Falcone).Anche in altri paesi e città della Francia, Spagna, Germania e della stessa Italia (a Roma nella chiesa di S. Biagio della Pagnotta) si distribuiscono i pani. La tradizione dei nastrini benedetti (“zecarèrre” a Sant’Agata , "misure” a Ruvo di Puglia) da legare intorno al collo è di quasi tutta l'Europa . In Sicilia si legano anche intorno al collo degli animali, dopo averli passati intorno a quello del Santo. In molte località gli agricoltori portano in chiesa una manciata di cereali che, benedetti, mischieranno agli altri per la avere un abbondante raccolto. Sopravvive in ciò una pagana manifestazione agraria.La lettura della festa di S. Biagio in Sant’Agata è molto interessante e sposta l’attenzione su una dimensione collettiva di storia, di cultura, di tradizione.Anticamente, se ne va perdendo ormai la memoria, il 17 gennaio, giorno dedicato a S. Antonio Abate, processionalmente clero e popolo santagatese si recavano a rendere omaggio e onore al Santo Abate in una chiesa rurale molto distante dall'abitato. Si benedicevano campagne ed animali, si celebrava la messa e il “signore della terra” (i duchi Orsini prima i marchesi Loffredo poi) per diritto di patronato sulla chiesa pagava le spese per il rito religioso e distribuiva desinare ed elemosina ai meno abbienti.La figura di S. Biagio per vari aspetti non va dissociata da quella di S. Antonio Abate, entrambi santi guaritori e protettori di uomini ed animali, nella religiositàpopolare erano santi da propiziare a livello religioso e civile. Il diritto di patronato, la distribuzione del cibo e dei pani, l'istituzionalizzazione della cerimonia, con la convergenza di interessi comuni al popolo ed all'autorità laica e religiosa, dicono di connotati stabili di un ambiente a cultura contadina, ove credenze e riti erano in stretta relazione con l'economia locale e la stessa storia.Il pane, che il Comune ancora oggi distribuisce a tutte le famiglie, in tempi andati aveva un significato ben preciso: era la certezza dell'alimento base che solo un buon raccolto poteva dare, era fugare le spettro atavico della carestia, della fame e della miseria, era un modo di condividere con la massa speranze ed attese. In chiave storico-antropologica era anche la risoluzione pacifica di possibili conflitti sociali che condizioni di miseria potevano generare, era esigenza di uguaglianza, era messaggio di fraternità e di pace.Il pellegrinaggio in onore di S. Antonio Abate non si fa più e chiesa e convento, mentre assistono impotenti al degrado che non li risparmia, continuano silenziosi a vigilare le immense distese dei campi di grano circostanti. Persiste, però, la cerimonia per S. Biagio, anche se depauperata di molti caratteri originari.S. Biagio è ritenuto protettore dei malati di gola, dei cardatori e filatori di lana (fu decapitato con un cardo), dei suonatori di strumenti a fiato, degli animali ed anche delle coppie di fidanzati.La poliedricità degli attributi e protezioni, scaturita da leggende sulla vita del Santo e del Suo martirio, risponde alle numerose istanze reali delle genti da cui è venerato.Il culto per il Santo vescovo (fu anche medico) nel territorio santagatese è strettamente legato ai bisogni più impellenti dell'uomo, al ritmo della natura ed alla vita della terra. Prima ancora della primavera e della stagione dei grandi lavori, quando sembra ferma la vita dei campi ed invece silente procede il miracolo del risveglio e della germinazione, l'uomo ha voluto da sempre propiziarsi la divinità per la sua salute e per quella degli animali, strettamente legati a lui nel ciclo lavorativo.Re ppanèrre Sambijése, distribuite casa per casa, sono fatte di pasta azima, a forma rettangolare, incise a quadratini, legate da nastrini colorati che, benedetti, si considerano subito come reliquie e oggetti sacri degni di devozione.La "panella” si divide; se ne mangia una briciola dopo aver recitato tre Ave, Maria; se ne manda a figli lontani, si conserva per consumarla in caso di mal gola. La fettuccia, che alcuni trasformano anche in coccarda da mettere sul vestito, si lega intorno al collo dei bambini, ritenuti i più esposti alle malattie della gola.Lo svolazzare di tanti nastrini colorati dà all'aria gelida di un giorno di febbraio ed a tutto il paese, non di rado imbiancato dalla neve, un'atmosfera insolita e vivace.Contenti i piccoli, fiduciosi i grandi, onoratissimo S. Biagio che dalla nicchia, austero nelle solenni vesti pontificali ma con viso paterno e rassicurante, come sempre, sembra promettere a tutti salute, pane e benessere.Proverbio: A Sambijése mbrenna trese (dal giorno di S. Biagio, essendo più lunga la giornata, si sente il bisogno della merenda pomeridiana).

Dora Donofrio Del VecchioConfraternita di S. Antonio e SS.ma Annunziata