(15/03/2018)
LUNGO IL CAMMINO DI SANTIAGO, PICCOLA ESPERIENZA DI CORAGGIO


di Lucia Solimine


 

“Viandante non esiste il cammino. Il cammino si fa camminando”. Quel sentiero abbiamo iniziato a batterlo prima, molto prima del giorno della partenza da un piccolo paese della Galizia, a piedi verso la tomba di San Giacomo il maggiore: Sarria, e poi man mano tutte le tappe. Abbiamo compreso poi che non era affatto cosi. Eravamo in cammino già prima di arrivare in Spagna. Probabilmente mai comprenderemo, io e mia figlia, il giorno esatto della partenza, quando fianco a fianco il nostro viaggio è iniziato. Ancor meno comprenderemo cosa ci ha spinte a intraprenderlo. Sappiamo soltanto perché lo rifaremmo.

Quando scriveva quei versi, Antonio Machado era consapevole che le vie per Santiago sono ben delineate con precise indicazioni, dove seguendo le frecce gialle è impossibile sbagliare strada, giungere altrove. Eppure camminando, si aprono per ognuno strade che, per quanto ci si prepari e documenti, per quante testimonianze si possano leggere, per te sono percorsi sempre nuovi e inesplorati. Ogni cosa lungo il cammino ha un senso diverso. In un mondo dove ogni oggetto che ti circonda è superfluo, preparare un bagaglio fatto di essenziale rende liberi. Sai che in quello zaino da non sovraccaricare perché marcerà per chilometri con te, la prima cosa da escludere, da lasciare a casa sono le convenzioni del tuo mondo.

Lungo il Camino per Santiago sai bene cosa sei. Non fingi di essere qualcosa di diverso, nessuno vede in te ciò che non sei. Sul Camino sei soltanto un pellegrino. Non era questo ciò che cercavi. Ti ritrovi ad essere una persona totalmente diversa: semplicemente te stessa. Partenza all'alba, con la nebbia nei polmoni, sulle tracce di una freccia gialla, e tutto prende vita. Incontri a frotte i pellegrini, li vedi lontani davanti a te, li senti seguirti, ti superano e ti capita di superarli. Il rumore incessante dei passi ti fa sentire parte di un grande esercito che avanza valoroso, non solo quello che percepisci intorno a te ma anche quello che avverti provenire dal passato, da secoli di marcia verso un incontro. 

"Buen Camino" e l'emozione tocca il cuore. Come dirsi: "vai avanti, trova ciò che stai cercando, amico". E’ il linguaggio universale che circola in quella terra, un idioma contenuto in due sole parole. Qualche chilometro assieme e senti nascere dei legami unici che, strada facendo, si saldano in un semplice scambio di sorrisi e di sguardi fugaci che dicono incoraggiamento. Quasi senza volerlo ci si cerca il giorno dopo. A volte ti ritrovi, ma spesso ci si perde lungo il cammino. Eppure una simile provvisorietà, pur consapevole, non ti delude, accresce anzi la gioia di donarti.

Passo dopo passo, avverti di ricevere risposte ad interrogativi che non ti sei mai posto. E noti che il Signore non ti attende lì fermo a Santiago, ma ti cammina accanto. Egli segue il tuo passo lungo le strade soleggiate ma anche lungo sentieri impervi di giornate senza sole. Leggero si fa il cammino quando nel ritmo dei passi trovi la pienezza della tua serenità. La meta è in ogni passo. Se un'articolazione o un muscolo si infiammano e ti attardi per il dolore, tu lo accetti perché è come portare una piccola croce che ti fa meglio godere la bellezza che ti circonda. Di fronte a ogni cosa il tuo sguardo è già trasfigurato. I suoni del cammino, i passi sintonizzati al canto degli uccelli, il vento che muove le foglie dei boschi di eucalipto, l'acqua che scorre sotto i tanti ponticelli e la voce di tua figlia che riecheggia all’unisono nell'armonia della natura che qui si riveste di particolare splendore. I sogni che lei semina lungo quei sentieri si fondono con i sogni seminati da migliaia di pellegrini come te, prima di te: sogni  che aspettano di prendere forma per rendere questo mondo migliore. Si alza leggero il vento, per restituire i sogni ad ognuno. 

Avviene qualcosa di singolare su un simile itinerario. Man mano che ti avvicini al traguardo, senti nascere e rafforzarsi nell’intimo il desiderio di rallentare, di indugiare lungo il percorso. I pellegrini di un tempo si sottoponevamo al peso del pellegrinaggio con l’intento di avere salva l'anima. Per noi ad ogni passo è come averne ritrovata un po' della nostra anima.

L'arrivo ci sorprende. Il Signore è con noi su quel ponte prima dell’approdo in città. Ne senti viva la presenza. La preghiera scandisce le emozioni. È un nido caldo Santiago. E’ ristoro, appagamento. Eppure nelle gambe, più che affaticate, c'è ancora un fremito, il desiderio di continuare il cammino, di andare oltre. Nulla è cambiato nel rapporto fra me e la mia compagna di viaggio. Nessuna delle due ha scoperto qualcosa di nuovo nell'altra, niente di più che una maggiore consapevolezza di ciò che siamo sempre state l'una per l'altra. Giorni di simbiosi che ci hanno concesso di aprirci ancora di più, di prenderci cura reciprocamente. Ecco perché eravamo lì: per afferrare emozioni e lasciarle sedimentare in fondo a uno scrigno che porteremo sempre con noi. Per aprirlo poi, quando la vita sembrerà assorbirci nei suoi vortici, e assaporare allora ciò che abbiamo sempre avuto. 

"E’ camminando che si fa il cammino

e volgendo lo sguardo indietro

si vede il sentiero che mai

tornerai a calpestare".

 Lucia Solimine

Articolo pubblicato anche sulla rivista IL PADRE MAESTRO San Fracesco Antonio Fasani