(08/04/2016) SANT'AGATA DI PUGLIA : IL SOPRANNOME di Alfonso De Capraris | ||
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In effetti senza il soprannome, o nome d’arte, come amava bonariamente definirlo il mio amico Antonio Fiano, detto “Cestare”, da non molto tempo non più con noi, non se ne fa niente, è, al pari dell’impronta digitale, la nota caratteristica, il segno distintivo di una persona, è come se fosse entrato a far parte del suo DNA. Ogni soprannome ha la sua storia, le sue origini a volte si perdono nella notte dei tempi, e sono legate, quasi sempre, ad un fattore qualsiasi, anche accidentale, può essere un luogo, un evento, il carattere di un individuo, una professione, un mestiere, un’arte (ecco appunto l’asserzione di Antonio), assumendo la veste, che poi si trasmette di generazione in generazione, fra le più imponderabili: comica, oppure seria, tragica, ridicola, e così via. Resta il fatto che senza il soprannome non si va da nessuna parte: un giorno mi trovai a girare in lungo ed in largo in un paese in provincia di Bari, alla ricerca disperata dell’indirizzo di una persona, della quale conoscevo perfettamente nome e cognome, ma non, ahimè!, il soprannome. Hai voglia, quindi, a chiedere a dritta ed a manca sulla base di quelle scarse indicazioni, finché un’anima pietosa, mossasi a compassione della mia disperazione, riuscì a fare un collegamento fra il ricercato da me ed il suo soprannome, che era, pensate un po’, “Mangialetto”; al che mi venne spontaneo, giusto per sentirmi un po’ risollevato, di fare una battuta fra me e me: ma cosa mai ne potevo sapere io che venivo da Foggia, se costui, il padre o qualche suo antenato aveva l’abitudine di mangiare a letto? Ad ogni buon fine quella fu la parola chiave che risolse il mio problema, facendomi trovare il recapito del “Mangialetto”, il quale, ovviamente, con il letto non aveva niente da spartire. Non più tardi di stamattina davanti ad un portone in corso Roma c’era affissa la solita tappezzeria di manifesti funebri, il mio occhio viene attirato dal cognome della persona defunta: Fredella, e naturalmente la mia mente corre subito a Sant’Agata. Intanto accanto a me si ferma un signore, dal cui atteggiamento intuisco che era un santagatese, e che stava cercando anch’egli di fare mente locale, per cui decido di andargli incontro, dicendogli che si trattava della figlia di Gerardino “Marascione”, moglie, tra l’altro, del mio amico Gaetano Zenga, al quale formulo, anche da qui, le mie condoglianze. Il mio interlocutore annuisce con un segno del capo, confermandomi, con ciò, l’importanza e la funzione che svolge un soprannome. Alfonso De Capraris.
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