I lavori legati all'agricoltura sono molteplici e un tempo il ricco agricoltore terriero (lu cambiére) di cafóni (persone addetti ai lavori della terra) ne aveva bisogno e li assumeva per l'intero anno (annarùle), per alcuni mesi (mesarùle); o anche per singole giornate (jurnatiére).
ANNARULE (annuale).
Era quel cafone che aveva cura di cavalli e muli, del loro nutrimento e di tenerli pronti e ben attrezzati per il lavoro. Sapeva fare ogni tipo di lavoro: faceva riparazioni, partecipava alla raccolta di grano e legumi. Aveva assegnato un suo pezzo di terra che gestiva in proprio. Aveva diritto alla "parzògna", una porzione giornaliera di companatico: prosciutto o ventresca o formaggio o due uova. Poteva allevare le galline e crescersi il maiale.
MESARULE (mensile).
Cafone ingaggiato per più mesi, solitamente durante il periodo di semina e raccolto. Sapeva fare le stesse cose dell' annarùle. Aveva diritto pure lui alla "porzògna"' al pane quotidiano, al l'olio e un chilo di formaggio al mese.
LU JURNATIÉRE (giornaliero).
Cafone che veniva ingaggiato nei periodi di raccolta e di semina e quando vi era improvviso bisogno di manodopera momentanea. Veniva
pagato e aveva diritto al necessario per mangiare. D'estate aveva diritto al vino e gli spettava la "parzògna" giornaliera.
Metto questa bella poesia di Antonio Locurcio (Rip) che parla di questo argomento.
LU JURNATIÉRE.
"Sta vita mia
so' ànne che la fazze,
ra nu fòre a n'alde",
rìce lu campagnuóle.
Quanne la séra
cu lu múle se retìra,
pe quére stréttele sùle sùle,
pènza a quére c'ha fàtte.
Arriva 'nnànze a la chèsa
lèva la vesazza, lèva la varda
e trèse lu mùle
rìnd'a la mangiatóra.
Se métte nu vestìte
nuóve re férba,
la mandellina nèvera
e se n'ascénne a la chiazza.
Chi lu ngóndra rìce:
"Ma huàrda,
sémbra nu campiére;
ma quìre éja sùle nu jurnatiére!"
(Antonio Locurcio)
(Bibliografia: il libro del prof. Volpone: Sant'Agata di Puglia nel tempo"; il libro di poesie di Antonio Locurcio: "Qua stème nuje". Le foto sono prese dal web)