(02/04/2010)
IL VOLTO DENTRO. PIETRO PALO DANZA POETA


di Mariagrazia Bonuomo

SANT’AGATA - Pietro Paolo Danza ha pubblicato da qualche mese la sua sesta silloge poetica, intitolata Il volto di dentro, edita da Grilli Editore, con una prefazione di tutto rispetto realizzata da Davide Leccese, Presidente del Consorzio dell’Università di Capitanata, dirigente del liceo classico “Lanza” e autore di molti articoli nel suo campo.

Quello che stupisce di Pietro Paolo Danza è la capacità di scrivere le sue poesie pur esercitando una professione molto diversa. In realtà il nostro autore santagatese è punto di riferimento delle scienze motorie in Capitanata. Preparatore atletico di rinomato prestigio nella provincia, vanta tra i tanti allievi Beppe Signori durante la permanenza di Zeman come allenatore del Foggia. E’ stato campione del lancio del disco e salto in alto e portabandiera olimpico a Roma nel ‘60. Il Danza poeta si potrebbe definire “lo sportivo dal cuore tenero”, secondo le parole di Leccese nella prefazione, è ”un omone che per anni, e ancora oggi, insegna a rispettare il corpo, riversa qui l’anima e scava nell’altrui coscienza”. Nelle sue poesie, dunque, si racconta, evidenzia la sua vita tra momenti di trionfo e consapevolezza di se stesso e momenti di difficoltà, nei quali trova conforto nella familiarità delle cose e nella speranza di un dio che è lontano dalla “scontata” cristianità. È un dio di speranza al quale chiede la forza per affrontare il male, consapevole della grandiosità della natura, ma cieco davanti ai mali sociali, che vanno dalla mancanza di un lavoro a quei mali che spesso generano ansie e paure come le malattie. L’autore, però, non si abbatte, sostiene il valore della famiglia e la contemplazione della natura come via d’uscita alla sofferenza, lo sostiene nella raccolta di poesie Raccontare per vivere, dedicate alla sua terra natia Sant’Agata di Puglia, presentata da poco presso il teatro comunale del paese.

In via speranza non ci sono numeri perché è una traversa del corso dei sogni che finisce in un vicolo cieco o in un giardino infinito”.

Quell’inferno o paradiso che ciascuno di noi si porta dentro non sono visibili dall’esterno ma aiutano a vivere.

Quando i silenzi sognano inventando suoni e rumori per risentire la vita che rulla scalpitando o s’acquieta sedendo e dentro parlando, ti accorgi che basta un fruscio di foglie, un passo per strada o una voce che chiama anche tanto lontano per non sentirti più solo”.

Versi semplici, non è una poesia rimata e complicata ma una poesia che utilizza un tipo di linguaggio comune che vuole arrivare a tutti. Interessanti sono anche i dipinti che utilizza nelle sue copertine, opera del pittore Raffaele D’Ambrosio, nato a Faeto e apprezzato per la sua arte da molti critici che concordano nel riconoscere nei suoi lavori una valenza poetica non comune, spesso panorami che piacciono per l’insieme dell’armonia e della bellezza con la quale traccia con tocchi cromatici le case e i loro particolari, attingendo dalla realtà ma senza cadere nella sua veristica banalità.