26/06/2018
QUELL'ANNO IN COLONIA A MARINA DI VASTO
di MaestroCastello

E fu così che in terza elementare vidi la prima volta il mare!
Era subito prima degli anni sessanta ed io, bambino di un paese di montagna e di famiglia numerosa come tante a quei tempi, frequentavo la terza ed il mare lo avevo visto solo sul libro di lettura.
A dire il vero, il mare me lo immaginavo come una distesa di grano agitata dal vento; ma ovviamente mi sbagliavo.
Il grano lo aggredisci tu con la falce, ma il mare, se non stai attento; è lui che aggredisce te e per sempre.
Col Circolo Combattenti e Reduci di Sant’Agata, mio padre fece domanda per mandare un figlio in colonia estiva e gli fu concesso; ma fu concesso solo per un figlio e quell’anno andai io.
Mia madre che era sarta mi cucì dei calzoncini coloniali, due paia; ma mutande e canottierine bianche le dovemmo comprare, così pure gli zoccoli di legno che facevano un male e tanto rumore, calzini e scarpette di tela bianca e, dulcis in fundo, spazzolino e tubetto di dentifricio, mai usati prima di allora che mi accorsi che aveva un buon sapore spalmato sulla lingua.
Il tutto fu alloggiato in una sacca di tela bianca, su cui mamma aveva ricamato : Castello Giovanni di S. Agata di Puglia (Foggia).
Papà vi aveva messo alcune cartoline postali già indirizzate a lui, con la raccomandazione di spedirgliene ogni tanto qualcuna, per far sapere alla famiglia che stavo bene.
Partimmo in treno da Foggia, destinazione Vasto. Non ero mai uscito dal paese, nemmeno mi ero mai allontanato da zona Sant’Andrea senza il permesso di mia madre; andare così lontano era un’autentica novità.
Mi piaceva quella nuova esperienza, sentire quell’accozzaglia di dialetti pugliesi, ma diversi dal mio, sul treno che viaggiava sulla costiera adriatica.
Il mare visto da lontano mi faceva paura, ma m’incuriosiva allo stesso tempo.
Fu un’esperienza positiva che mi proiettò in un mondo nuovo.
I miei ricordi di quel mese a Vasto sono molteplici: le camerate sempre in perfetto ordine, i tazzoni di latte al mattino e le merende di pane e marmellata, la puzza di cloro in spiaggia, le molteplici bevute di acqua salata e nessuno che m’insegnava a nuotare, i tanti giochi coi sassolini, le conchiglie da portare a casa come ricordo.
La signorina a cui era affidato il mio gruppo era mora, era bella ed era di Foggia e forse alla fine me ne ero un po’ innamorato. Mi portai di lei un bel ricordo.
Ritornai a casa con un’abbronzatura perfetta e un po’ più in carne. Mi sentivo spaesato.
Ero stato bene davvero in colonia, ma casa era un’altra cosa.
Giovanni