Il desiderio di ritornare a casa sua, a Sant’Agata, tra la sua gente, è sempre vivo nel cuore di mio padre.
Se le campagne e i crocicchi delle case in cima a mille scalini sapessero parlare, racconterebbero delle grotte dal profumo di fieno, dei polli ruspanti per la via, delle voci di cento bambini che scrosciano per questi scalini come acqua pura di fonte. Racconterebbero di donne eternamente in nero, alla morte legate più che alla vita, dei panni stinti ad ogni balcone, di nonne canute che s’appisolano lente presso il camino con la corona in mano,di vecchi cadenti su usci appannati, di contadini che a passo lento tornano in paese dopo una giornata di lavoro. Sant’Agata di altri tempi, ma sempre presenti nella memoria di ognuno di voi. Per mio padre questo paese rappresenta la gioia, l’amore, il dolore e la fede, in una parola la vita. Lui stesso dice: “Sant’Agata,paese mio, profumo rimasto nell’anima, questi occhi rossi di pianto, per dirti cosa sei per me”.
“ Sant’Agata di Puglia
il mio paese:
un andare indietro e avanti
fra ricordi e speranze,
quel passeggiare in piazza
come solcando i campi,
una radio sempre accesa
che registra e commenta
anche i fatti della notte,
perché anche il silenzio
memorizza tutto,
un saluto ad ogni passo,
un vocio o grida distorte
in ogni vicolo e dietro ogni porta,
dove la noia prima inventa
e poi spudoratamente tenta,
dove ogni morte
ti investe come parte
se non nei geni di certo nei rapporti,
questo Paese, spione beato,
come incuneato nella pietra sottovento,
dove ogni scalino in ogni tempesta
diventa cascata progressista
scrosciando in profetica armonia
in centro come in periferia,
questo paese è te stesso,
la tua infanzia, i tuoi sogni,
i tuoi capricci, le tue speranze,
riempilo di certezze
per non farlo morire.