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Artemisium News
03/10/2017
DI FRONTE ALLA " RESURREZIONE " DI GESU' CON GLI OCCHI DI UN ARTISTA
di Lucia Solimine
Da sempre l’apparato iconografico delle Chiese, attraverso dipinti, affreschi e icone raffiguranti episodi e personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, ha costituito una sorta di“Biblia pauperum”, la Bibbia dei poveri o più precisamente il testo sacro di quanti non eranoin grado né di leggere né di scrivere. Per la sua immediatezza comunicativa la pittura diviene il mezzo visivo per la catechesi. Il pittore diviene così un predicatore.Nel 2007 l’artista argentino Ricardo Cinalli dà forza a questa visione con un’opera ch’egli realizza in Italia, precisamente nella Cattedrale di Terni. Si tratta di un dipinto murale di 154 metri quadrati raffigurante il “Risorto”, che campeggia nella controfacciata dell’edificio, spazio tradizionalmente occupato dal“Giudizio finale”. La realizzazione del Cinalli però, per il pubblico a cui mira, va oltre il solo obiettivo dell’atto ultimo o escatologico della fede cristiana, l’atto appunto del Giudizio finale, e proponea livello pittorico l’aspetto globale della verità teologica della redenzione universale. Intende sì giungere ai Cristiani, ma vuole arrivare anche a chi, per motivi di formazione religiosa,per estrazione sociale, per diversa etnia, non ha avuto – e forse non intende avere – contatto alcuno con le Sacre Scritture.Nella visione del Cinalli, il messaggio del Risorto appare perciò rivoluzionario. E’ accoglienza, è apertura verso tutte le diversità.Frutto di tale convinzione è la familiarità di dialogo tra l’Artista pittore e don Fabio Leonardis, sullo sfondo comune di ideali universali di libertà, fratellanza e uguaglianza.Grandi angeli calvi - omaggio del pittore a Piero della Francesca- robusti e avvenenti, aprono, reggendo dei drappi, il sipario alla scena. Dal basso la tomba vuota sormontata da unaninfea, fiore che affonda le sue radici nella melma, interpreta l’emergere della forza della vita. Rappresentanti di varie religioni come Islam, Buddismo, Induismo e Cristianesimo le fanno corona.Il fondo è grigio, composto da figure nude che tentanodi fuggire da infide botole, gole profonde aperte ad inghiottire tutti nell’abisso. Sono figure umane deturpate, senza nessuna gioia di vivere, sopraffatte dal peso della solitudine. Presenti inquelle immagini tutte le categorie di povertà che possiamo oggi conoscere, compresi i mali derivanti dal legare la propria identità a mode passeggere, come tatuaggi,scarpe firmate, identità di genere volutamente camuffate. Evidente il richiamo a quanti,ieri come oggi, vivono un forte dramma.Eppure, in questo grigiore desolante possiamo scorgere segni di speranza e di solidarietà.Vediamo persone sollevarsi e aiutare altri a risollevarsi. Gesto semplice dal profondo riferimento teologico: il momento della redenzione. Ai piedi del Risorto una città - città di oggi, dei nostri panorami quotidiani - prende il posto delle città di ieri care ai pittori o ai committenti,com’è facile rilevare nelle antiche iconografie. E’ una città inquinata dove grattacieli e baracche stanno fianco a fianco. Città senza nome dove due grattacieli, tra loro identici, accentuano il senso di inquietudine che tutto il panorama s’incarica di trasmettere. Al di sopra del Cristo,spicca la Città del cielo, simbolo del regno eterno dove, oltre le Chiese cristiane, è facile vedere campeggiare dei minareti, e dove la cinta muraria è costituita da uno stuolo sterminato di persone.Al centro il Risorto, dispensatore di salvezza all’uomo di ogni tempo, di ogni generazione.Segnato dalle ferite della Passione, Gesù sale verso il Cielo. Tende lo sguardo verso il Padre,simboleggiato dalla grande Mano in cima alla composizione, e porta con sé in alto, mediante l’espediente di due grosse reti, uomini e donne appartenenti ad ogni razza e cultura. E’ il Cristo che salva tutti. A rimanere indietro è la desolante città contemporanea che si estende ai suoi piedi.Non siamo di fronte al Giudizio Universale. Viviamo invece il giorno della Resurrezione.Cristo che ascende al cielo, porta con sé in alto le due reti traboccanti di creature chiaramente segnate dal peccato. Attraverso tale “pesca mìstica” l’umanità è traghettata in alto verso la Gerusalemme del cielo. Nelle reti del Cinalli la solidarietà umana consente di risollevarsi dal male,accogliendo l’energia proveniente dall’Amore di Gesù risorto. I personaggi, di diversa etnia e estrazione sociale, si fondono in abbracci, si sollevano, tendono reciprocamente le mani: unadonna viene elevata da terra mediante la corona del Rosario, un chierico è sollevato da un mendicante. Nella rete d’Amore i personaggi passano da una condizione di deformità oscura a uno stato di luce e di bellezza. Tutti i mali del mondo vi sono rappresentati.Evidente il richiamo all’insegnamento biblico: il Dio nel quale noi crediamo è un Dio niente affatto vendicativo ma tutto misericordia. Al di là degli angeli che invitano ad ammirare la scena,è curioso cogliere tra i personaggi dell’opera e gli spettatori, l’Artista che ritrae se stesso in un angolo e un giovane in una delle due reti, con un cesto pieno di monete, viso dall’aria distratta, come di chi lì per lì non comprenda cosa stia accadendo.Leggiamo dunque nell’opera, non tanto il Giudizio finale, quanto l’alba nuova della Redenzione universale. Nessun giudizio di condanna nell’intenzione soggettiva dell’artista, pur non intaccando esplicitamente la dottrina delle verità ultime della fede cristiana: morte, giudizio,inferno, paradiso.Il teologo Hans Urs Von Balthasar sosteneva che “sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede cristiana”. Ebbene, maneggiando un linguaggio diverso, il linguaggio cioè della creatività artistica, Cinalli pare intenda trasmettere lo stesso pensiero,lo stesso messaggio. Nella sua opera non viene affermata una distinzione, una separazione di condanna tra buoni e cattivi, ma una chiara adesione al sogno di Dio, a quell’Amore previo che vuole tutti salvi. Tutti. Senza distinzione. Anche se poi l’uomo, nel gioco della sua libertà,di fatto può fallire.
 
Lucia Solimine
 
RICARDO CINALLI nasce il 3 aprile 1948 in Argentina, in un villaggio di campagna chiamato oggi Salto Grande. Origini italiane il padre, proveniente dalla Catalogna la madre. Laureato in Psicologia e Filosofia presso l’Università di Rosario, frequenterà poi la Scuola d’Arte a Londra. Nel 1984 viene invitato ad esporre presso il Museo d’Arte Moderna di Rio de Janeiro in Brasile, mentre diviene sempre più frequente la sua presenza in Mostre collettive e internazionali, ed in scenografie teatrali e televisive. Cinalli è conosciuto per la sua tecnica basata sull’uso di grandi pastelli e per la realizzazione di affreschi e dipinti murali.La “Risurrezione” che domina nel coro della Cattedrale di Terni è opera molto discussa, non tanto sul piano dell’espressione pittorica quanto per l’interpretazione morale e teologica che sembra offrire.
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