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Artemisium News
01/12/2016
S. AGATA DURANTE LE ELEZIONI
di Michele Antonaccio

 

Le città, i paesi, le contrade, durante il periodo elettorale, assumono un atteggiamento proprio in rapporto all’ambiente, ai costumi e alle abitudini locali.

I santagatesi si dividono in vari gruppi prima della competizione e stabiliscono fra di loro speciali collegamenti per far trionfare la linea concordata ed evitare dispersione di voti.

I dissidenti vengono sottoposti ai più raffinati dispetti ma non si arrendono, anzi arrivano a darsi addirittura delle arie perchè ritengono degno di lode saper imporre il loro punto di vista contro l'orientamento quasi generale.

Non mancano i pusillanimi, come Peppiniello  Consalvi, il figlio di Francesco lo << Spaccone >›. Di statura piuttosto alto, magro, biondo, con gli occhiali, leggermente curvo, sui quarant'anni, fa l’impiegato e abita con la madre al rione castello. Vive appartato, per nascondere la sua indecisione a scegliere un partito, si dichiara indipendente e asserisce che detesta la maniera farsesca di far politica.

Tutte le stanze a pian terreno di una certa ampiezza e non troppo lontane dal centro diventano sedi di comitato, specie di clubs, alcuni alla maniera giacobina. I componenti, di sera, esaminano la lista completa degli elettori, nel suo insieme, la suddividono in tanti nominativi che vengono segnalati alle persone di fiducia per la propaganda capillare e per la diretta persuasione sulle linee programmate dal partito.

ll presidente del comitato, eletto all’unanimità per l”indiscusso prestigio, sottopone al giudizio dei presenti un certo numero di nomi di elettori e quelli che li conoscono s'impegnano ad andarli a trovare nelle case o in campagna per convincerli alle loro idee.

Dopo varie sedute, a volte tumultuose, ma in fondo sempre amichevoli  -basta qualche rintocco del campanello sempre a portata di mano sulla scrivania, perchè presto ritorni la calma- si costituiscono squadre di controllo da fare operare nei pressi delle abitazioni dei candidati, a qualsiasi livello, del Quartiere, del Comune, Nazionale o della Provincia per essere certi che non vi sia collusione fra il candidato prescelto e le persone di idee contrarie.

Sono coloro che si ritengono incorruttibili e, alla Robespierre, mirano più all'attuazione delle idee del partito che al trionfo di un candidato.

D'altra parte non mancano gli elettori che seguono l’uomo e non il partito, convinti che le capacità individuali valgono alla società più della vincita di una data lista.

Sono proprio questi i più accesi attivisti.

Non mancano mai ad un comizio, polemici, irrequieti e spesso insolenti, pronti a battere le mani ad ogni sillaba del candidato preferito. Attorniati dalla  << claque >>  esplodono in fragorosi applausi anche alle semplici parole: Cittadini! Compagni! Lavoratori! Amici!

Rocco Ciccone, il figlio di Larienze detto «Sputafave >>, non si concede riposo, tarchiato, testardo e permaloso pretende che tutti debbano essere dello stesso avviso perchè il suo candidato è intelligente, leale, sa parlare e riesce a tenere ad ore intere attento chi lo ascolta nelle assemblee o sulle pubbliche piazze.

Una sera, mentre il suo candidato stava per concludere un interessante comizio, volle andare per pochi minuti a casa, al << Calvario >>. Incontrò il compare Saverio Paccagnella delle sue stesse idee, che saliva verso la Porta Nova e gli disse: << che discorso! >› «Di che cosa ha parlato? ›>, gli rispose Saverio che per impegni indifferibili non era potuto arrivare prima, << beh ›> replicò Rocco, «non ho afferrato i concetti, ma la voce decisa e forte ha suscitato grande entusiasmo nella massa». Saverio resta un po' disorientato perchè il suo amico non era riuscito a capire nulla, si riprende presto e accorre in Piazza ove l’oratore stava arrotando il suo finale fra gli applausi di un'enorme folla.

«E’  un uomo che non ha paura di nessuno e dice sempre la verità >› sottolinea don Mimì; qualcuno però gli fa garbatamente osservare che attacca quanti personaggi gli si presentano alla mente, << sarà vero», conviene don Mimì, << forse esagera, lo fa perchè è sincero ed onesto, ma è l’unico che non ha mai offeso la grammatica!›>. E questo non è un elemento trascurabile per guadagnare voti, forse tra le stesse persone che sono state  aspramente criticate.

Si arriva agli ultimi giorni della campagna, i nervi sono tesi, le opposte fazioni contengono appena i loro impulsi, delle querele sono state sporte e poi subito rimesse, i circoli sono sempre più frequentati, anche quelli apolitici, i giovanetti vengono mobilitati per i manifesti e per la diffusione di notizie urgenti, le donne non vogliono essere da meno e vanno a trovare le amiche, parlano di svolta decisiva, si riuniscono alle case di Agatella, di Carmelina o di Franceschina e sono più mordaci degli uomini nei loro interventi che chiamano contraddittori.

I candidati premurosi si affannano a salutare  quelli che incontrano, prendono con sollecitudine gli                         << appuntini>> necessari per risolvere autorevolmente qualche pratica complicata.

Gli elettori si danno un certo sussiego, si possono concedere la rivincita per le lunghe ore di anticamera prima di essere ricevuti da quello che fu il candidato preferito e che per gli impegni del momento non può pensare alle promesse di una volta.

La campagna si chiude, il paese piomba in una calma sospetta: vigilia di un cataclisma?

Si costituiscono i seggi elettorali, il presidente, gli scrutatori, i rappresentanti di lista assolvono le loro funzioni con calcolata meticolosità. Diventano per breve tempo i padroni della situazione perche hanno sempre a portata di mano la raccolta delle leggi.

Il responso è ora alle urne!

Intanto Peppiniello, all'inizio indifferente ad ogni forma di propaganda collettiva o individuale, non riesce a contenere la sua ansia che si accresce man mano che si arriva al momento della votazione.

Dovrà votare? Si: è un dovere perchè con un solo voto si può capovolgere una situazione! e per chi votare? Allora il dubbio lo attanaglia, la notte non prende sonno, vede nella camera scarsamente illuminata, il tricolore, forme di fiamme, foglie verdi, attrezzi da lavoro, garofani rossi, drappi bianchi e scarlatti con falci, martelli e scudi, i simboli dei vari partiti che gli fanno corona, danzano intorno al letto in cui si gira e si rigira senza trovare pace e lo scherniscono. Appena può va da un amico per avere all'ultimo momento qualche consiglio, ma questi non vuole scoprire le sue carte e gli dice di agire secondo coscienza, un altro gli risponde arrogantemente: «e che! vuoi scaricare la responsabilità morale di quello che devi fare tu su di me, sarebbe troppo comodo per te! >>.

Domenica, subito dopo la messa, va a votare, entra precipitosamente in cabina con la matita in mano come se impugnasse una spada, dopo essersi fermato un bel pò, esce finalmente con la scheda svolazzante, semiaperta, la consegna tremante, s'avvia a passi svelti verso la porta come per liberarsi da un incubo, eccitato, passa fra i due agenti della forza pubblica, fermi all'ingresso e meravigliati dello strano contegno.

Chi vincerà? Ognuno è sicuro di farcela.

Egli vorrebbe gridare: «Viva chi vince >>.

Cosa accadrà dopo lo spoglio?

E' mai possibile che l'ordine costituito possa essere sovvertito da un semplice segno?

Nella serata di lunedì si cominciano a conoscere i primi risultati. Peppiniello è chiuso in casa, ode schiamazzi, canti, il suono a distesa delle campane, la marcia funebre che la banda paesana intona davanti alle abitazioni degli sconfitti, gli « evviva›› si alternano agli << abbasso! ›>.

L'indomani, martedì, esce da casa, attende ansiosamente i giornali, ne compra parecchi, uno di ogni partito. In prima pagina un titolo comune a caratteri cubitali spicca vistosamente: vittoria! Alcuni hanno perduto qualche seggio insignificante, ma nel complesso è andata meglio di come si pensava, altri hanno mantenuto bene, altri hanno stravinto perchè hanno guadagnato un numero imprevedibile di poltrone raggiungendo però solamente la maggioranza relativa ma non quella assoluta!

Peppiniello crede di sognare: allora non è successo nulla? E tante ansie, tanti soldi spesi, tanta pubblicità?

Hanno vinto tutti e tutto rimane come prima! 

Da “Il   Santagatese”   -Michele  Antonaccio- 

Un bell'articolo scritto molti anni fa dal Prof. Michele Antonaccio che purtroppo non è più tra noi Rip Prof. grazie al nipote Ing. Franco che l'ha voluto condividere con noi questa bella storia, la foto è puramente casuale e i fatti non sono riferiti all'oratore o al partito 

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